Gianni Regalzi
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Re: Gianni Regalzi
TANAVLEN E PEDIVÈLA
U j’era Tanavlen e Pedivèla
ch’is’eru tücc e dói annamurà
ad Cü Rutónd, ‘na gron bèla pivèla
ch’la stava an t’la medesima cuntrà.
Anzёn di dόi però l’ava l’ardì
ad dichiarè l’amur a cula Steila
e al rinviavu sempr al martedì
quóndi ch’l’andava al furn con la só melia.
Al suma tücc che u temp al curr sgagià
e cula Mata l’era semp pü bèla,
cui dói anvece semper pü sparzià
e antónt ch’i stavu lé a meditè
cul gròn bèll toc ad tunn ad Cü Rutond,
dal panaté us fava strafugnè.
Lisòndria, 31 Magg 2007
Gianni Regalzi
(Foto da Google immagini)
Traduzione dell’Autore.
Tanavlen e Pedivèla
C’erano Tanavlen e Pedivèla/che si erano entrambi innamorati/
Di Cü Rutond (Sedere Tondo) una gran bella figliola/
Che abitava nella stessa contrada.//Nessuno dei due però aveva il coraggio/
di chiarare il proprio amore a quela Stella/e lo rimandavano sempre al martedi/
quando Lei portava il granoturco al forno//Sappiamo tutti che il tempo corre in fretta/
e quella ragazza diventava sempre più bella/mentre i due amici sempre più rimbambiti//
e mentre stavano lì a meditare/quel gran pezzo di tonno della ragazza/faceva l’amore col fornaio//.
(La traduzione in lingua penalizza moltissimo il sonetto privandolo della musicalità propria del metro).
Gianni Regalzi
U j’era Tanavlen e Pedivèla
ch’is’eru tücc e dói annamurà
ad Cü Rutónd, ‘na gron bèla pivèla
ch’la stava an t’la medesima cuntrà.
Anzёn di dόi però l’ava l’ardì
ad dichiarè l’amur a cula Steila
e al rinviavu sempr al martedì
quóndi ch’l’andava al furn con la só melia.
Al suma tücc che u temp al curr sgagià
e cula Mata l’era semp pü bèla,
cui dói anvece semper pü sparzià
e antónt ch’i stavu lé a meditè
cul gròn bèll toc ad tunn ad Cü Rutond,
dal panaté us fava strafugnè.
Lisòndria, 31 Magg 2007
Gianni Regalzi
(Foto da Google immagini)
Traduzione dell’Autore.
Tanavlen e Pedivèla
C’erano Tanavlen e Pedivèla/che si erano entrambi innamorati/
Di Cü Rutond (Sedere Tondo) una gran bella figliola/
Che abitava nella stessa contrada.//Nessuno dei due però aveva il coraggio/
di chiarare il proprio amore a quela Stella/e lo rimandavano sempre al martedi/
quando Lei portava il granoturco al forno//Sappiamo tutti che il tempo corre in fretta/
e quella ragazza diventava sempre più bella/mentre i due amici sempre più rimbambiti//
e mentre stavano lì a meditare/quel gran pezzo di tonno della ragazza/faceva l’amore col fornaio//.
(La traduzione in lingua penalizza moltissimo il sonetto privandolo della musicalità propria del metro).
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Re: Gianni Regalzi
AD OCCHI CHIUSI
Per un istante ho chiuso gli occhi al giorno
e per maligno fato son franato
nel cupo bosco dei deliri e affanni.
Dal buio dei cespugli occhi malvagi
mi scrutano e mi spian di nascosto.
Con insicuro passo e a braccia tese
cammino verso meta sconosciuta.
Angoli acuti, spigoli taglienti,
tronchi marciti, ruvide radici,
erbe pungenti e fiori con le spine
feriscono il mio passo, il viso e il senno.
Un chiurlo di civetta, un urlo, un pianto,
non so cosa succede. C'è una nube
fatta di fango, fumo ed ombre scure
che avvolge tutto ciò che mi sta attorno.
Violento un raggio giallo mi ferisce,
ma stranamente ciò mi pare dolce,
pian piano riapro gli occhi, è il Sole Amico.
È sorta per fortuna un'altra Aurora.
Alessandria, 17 Tevet 5776 (29/12/2015)
Gianni Regalzi
(da “Silenzi e Pensieri” dir.ris.)
(Foto By Web)
Per un istante ho chiuso gli occhi al giorno
e per maligno fato son franato
nel cupo bosco dei deliri e affanni.
Dal buio dei cespugli occhi malvagi
mi scrutano e mi spian di nascosto.
Con insicuro passo e a braccia tese
cammino verso meta sconosciuta.
Angoli acuti, spigoli taglienti,
tronchi marciti, ruvide radici,
erbe pungenti e fiori con le spine
feriscono il mio passo, il viso e il senno.
Un chiurlo di civetta, un urlo, un pianto,
non so cosa succede. C'è una nube
fatta di fango, fumo ed ombre scure
che avvolge tutto ciò che mi sta attorno.
Violento un raggio giallo mi ferisce,
ma stranamente ciò mi pare dolce,
pian piano riapro gli occhi, è il Sole Amico.
È sorta per fortuna un'altra Aurora.
Alessandria, 17 Tevet 5776 (29/12/2015)
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(da “Silenzi e Pensieri” dir.ris.)
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Re: Gianni Regalzi
ALL'OMBRA DEL SOLSTIZIO DELL'ESTATE
La spiaggia era deserta, solo noi
distesi all'ombra delle stelle antiche.
Il mare mormorava l'armonia
nel lento divenir della risacca.
Tante ombre intorno e l'eco del peccato
accompagnava il tuo respiro e il mio.
"Lascia che sia così, non dire nulla"
mi sussurrasti con voce tremante
e complice il languor di prima estate,
precipitammo nel profondo inferno.
Alessandria, 22 giugno 2012
Gianni Regalzi
(da "Silenzi e Pensieri" dir.ris.)
La spiaggia era deserta, solo noi
distesi all'ombra delle stelle antiche.
Il mare mormorava l'armonia
nel lento divenir della risacca.
Tante ombre intorno e l'eco del peccato
accompagnava il tuo respiro e il mio.
"Lascia che sia così, non dire nulla"
mi sussurrasti con voce tremante
e complice il languor di prima estate,
precipitammo nel profondo inferno.
Alessandria, 22 giugno 2012
Gianni Regalzi
(da "Silenzi e Pensieri" dir.ris.)
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Re: Gianni Regalzi
L’ECO DELLA MIA VOCE
L’opaca trasparenza di un ricordo
mi lascia delle zone buie ed ombre.
Un bimbo corre allegro nel giardino,
ma non ci sono fiori, solo ortiche.
La nonna è nel suo letto
definitivamente addormentata,
ci sono ceri a lutto e tanti veli
fetore di reliquia, fuochi fatui.
Domenica mattina di quel maggio
col delicato effluvio della rosa.
Barba rasata e l’auto fuori pronta,
la prima spiaggia aspetta la sua pelle,
son lì con lei sdraiato in riva al mare.
Mani golose, sguardi intensi e muti,
ma poco avanti un rombo, un urlo e un pianto
e poi tanto silenzio nella mente.
Ora il mio tempo è fermo o scorre in fretta,
camici bianchi, letti con le cinghie,
un finto sole è lì sotto la volta
non è mai tramontato dietro ai monti.
Sento la mia voce che da lontano
Inconfondibilmente mi fa l’eco.
Alessandria, 17 Tammuz 5775 (4/7/2015)
Gianni Regalzi
(da “Silenzi e Pensieri” dir.ris.)
L’opaca trasparenza di un ricordo
mi lascia delle zone buie ed ombre.
Un bimbo corre allegro nel giardino,
ma non ci sono fiori, solo ortiche.
La nonna è nel suo letto
definitivamente addormentata,
ci sono ceri a lutto e tanti veli
fetore di reliquia, fuochi fatui.
Domenica mattina di quel maggio
col delicato effluvio della rosa.
Barba rasata e l’auto fuori pronta,
la prima spiaggia aspetta la sua pelle,
son lì con lei sdraiato in riva al mare.
Mani golose, sguardi intensi e muti,
ma poco avanti un rombo, un urlo e un pianto
e poi tanto silenzio nella mente.
Ora il mio tempo è fermo o scorre in fretta,
camici bianchi, letti con le cinghie,
un finto sole è lì sotto la volta
non è mai tramontato dietro ai monti.
Sento la mia voce che da lontano
Inconfondibilmente mi fa l’eco.
Alessandria, 17 Tammuz 5775 (4/7/2015)
Gianni Regalzi
(da “Silenzi e Pensieri” dir.ris.)
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Re: Gianni Regalzi
I SOGNI E LA FOLLIA
Un inquietante chiurlo di civetta
e un monotono frinire di cicale
mi spargono davanti un’altra notte.
Con la preziosa chiave dei miei sogni
per una volta ancora fuggirò
dalle fauci insanguinate
della mia inesauribile follia.
Alessandria, 25 Sivan 5775 (12/6/2015)
Gianni Regalzi
(da “Silenzi e Pensieri” dir. ris.)
Un inquietante chiurlo di civetta
e un monotono frinire di cicale
mi spargono davanti un’altra notte.
Con la preziosa chiave dei miei sogni
per una volta ancora fuggirò
dalle fauci insanguinate
della mia inesauribile follia.
Alessandria, 25 Sivan 5775 (12/6/2015)
Gianni Regalzi
(da “Silenzi e Pensieri” dir. ris.)
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Re: Gianni Regalzi
LA VUZ ANT ‘L PUS
J’hò turna vist cul’òmbra ant la me curt,
ormai disabitaja da tònc ani.
L’è ‘ncura lé, tacaja a la miraja
ch’la uarda vèrs al pus ant u giarden.
L’avghiva zà ‘na vota, tònt temp fà
qònd ch’a giugava co’l balòn e co’l biji.
L’avghuiva ammachi mé, j’ater j’arijvu,
im divu ch’l’era frütt d’la fantazia.
Me anvece j’era sicür ad cul ch’a diva,
sensa però capì u significato.
Del voti um smiava fina
ch’l’aurijsa dim cuc-cosa
e me a stava lé còn atensiòn,
ma ‘nveci del paroli
a sentiva ‘ndrenta ‘l còr frigg e emusiòn.
D’anlura u j’è pasà pü ‘d sinqònt’ani
e lé’ l’è semper lé ch’la uarda ‘l pus.
Adès el pus l’è seuc, u j’è pü l’acqua,
però s’ai vagh auzen còn atensiòn
um smea ‘d senti l’eco
d’na vuz ch’la crea “Aiuto”.
Lisòndria, 24 Dicember 2007
Gianni Regalzi
(Foto di Roby Novello da "L'obiettivo è l'Anima"
Poesie di Ginni Regalzi e Foto d'Arte di Roby Novello)
(Diritti Riservati)
(La foto è una rielaborazione da uno scatto
fatto nel giardino di Casa Regalzi in ALESSANDRIA)
Traduzione
LA VOCE NEL POZZO
Ho nuovamente visto quell’ombra nel mio cortile,
ormai disabitato da tanti anni.
È ancora lì, contro quel muro
che guarda verso il pozzo nel giardino.
La vedevo già una volta, tanto tempo fa
quando giocavo con il pallone e le biglie.
La vedevo soltanto io, gli altri ridevano,
dicevano che era il frutto della mia fantasia.
Io ero certo di ciò che dicevo,
senza però comprenderne il significato.
A volte sembrava persino
volesse dirmi qualche cosa
ed io ascoltavo con attenzione,
ma non sentivo altro che freddo ed emozione.
D’allora sono trascorsi più di cinquant’anni
e quell’ombra è sempre lì che guarda il pozzo.
Il pozzo ormai è secco, non c’è più acqua,
ma se mi avvicino con attenzione
mi sembra di sentire l’eco di una voce che grida “Aiuto”.
J’hò turna vist cul’òmbra ant la me curt,
ormai disabitaja da tònc ani.
L’è ‘ncura lé, tacaja a la miraja
ch’la uarda vèrs al pus ant u giarden.
L’avghiva zà ‘na vota, tònt temp fà
qònd ch’a giugava co’l balòn e co’l biji.
L’avghuiva ammachi mé, j’ater j’arijvu,
im divu ch’l’era frütt d’la fantazia.
Me anvece j’era sicür ad cul ch’a diva,
sensa però capì u significato.
Del voti um smiava fina
ch’l’aurijsa dim cuc-cosa
e me a stava lé còn atensiòn,
ma ‘nveci del paroli
a sentiva ‘ndrenta ‘l còr frigg e emusiòn.
D’anlura u j’è pasà pü ‘d sinqònt’ani
e lé’ l’è semper lé ch’la uarda ‘l pus.
Adès el pus l’è seuc, u j’è pü l’acqua,
però s’ai vagh auzen còn atensiòn
um smea ‘d senti l’eco
d’na vuz ch’la crea “Aiuto”.
Lisòndria, 24 Dicember 2007
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(Foto di Roby Novello da "L'obiettivo è l'Anima"
Poesie di Ginni Regalzi e Foto d'Arte di Roby Novello)
(Diritti Riservati)
(La foto è una rielaborazione da uno scatto
fatto nel giardino di Casa Regalzi in ALESSANDRIA)
Traduzione
LA VOCE NEL POZZO
Ho nuovamente visto quell’ombra nel mio cortile,
ormai disabitato da tanti anni.
È ancora lì, contro quel muro
che guarda verso il pozzo nel giardino.
La vedevo già una volta, tanto tempo fa
quando giocavo con il pallone e le biglie.
La vedevo soltanto io, gli altri ridevano,
dicevano che era il frutto della mia fantasia.
Io ero certo di ciò che dicevo,
senza però comprenderne il significato.
A volte sembrava persino
volesse dirmi qualche cosa
ed io ascoltavo con attenzione,
ma non sentivo altro che freddo ed emozione.
D’allora sono trascorsi più di cinquant’anni
e quell’ombra è sempre lì che guarda il pozzo.
Il pozzo ormai è secco, non c’è più acqua,
ma se mi avvicino con attenzione
mi sembra di sentire l’eco di una voce che grida “Aiuto”.
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Re: Gianni Regalzi
la casa a sinistra è Casa Regalzi dove sono nato)
PERSONAGGI E VECCHI DETTI 'DLA VAL DI RATT
(La valle dei topi) Rione della vecchia Alessandria ormai scomparso
Gòmba ‘d flece. Gamba di fionda.
(Così soprannominato per una protesi di legno,
materiale usato per costruire le fionde “flece”)
Pe ‘d fritüra. Piedi di fegato.
(Aveva i piedi gonfi e viola come il fegato
in dialetto “fritüra)
Trei oss. Tre ossa.
(Persona molto magra)
Di ‘n tèl cü. Dito in c..o.
(Non servono spiegazioni)
Piombo trovato.
(Commerciante di rottami)
C-ücia ‘n ciò. Succhia un chiodo.
(Eternamente affamato)
Maria la titòn. Maria la tettona.
La siura Amalia.
(Rideva sempre)
La madama zibachen. La signora pagnottella.
(Perpetua di Santa Maria di castello che
regalava il panino con il cioccolato ai
ragazzini che facevano la comunione)
Tuniёta la quarant’ani.
(Signora molto anziana che affermava
di avere quarant’anni).
Carten an sèl moli. Carrettino sulle molle.
(Camminava tutto dondolante)
La vaca neira. La vacca nera.
(Portavoce del vecchio regime)
Cü gross. Culo grosso
(Non servono spiegazioni)
Gazia. Gaggia.
(Anziana signora magra e nodosa come una gaggia)
Cul ch’al fa balè la sümmia. Quello che fa ballare la scimmia.
(Caratteristico personaggio della mia infanzia che si
guadagnava da vivere facendo piccoli spettacoli con una
dispettosissima scimmietta.)
Pinott u sacrista. Giuseppe il sacrestano.
(Sacrestano di S. Maria di castello)
I Re del toli. I Re dei bidoni.
(Noti fratelli decoratori molto abili nel sistemare
diversi bidoni (TOLI)di pittura sulle loro
sgangherate biciclette.)
Uanen el bek. Giovanni il corn..o.
Tony u strupi. Antonio il disabile.
El Baby. Il rospo.
Bel ogg. Begl’occhi.
Pinot el mèz chilu. Giuseppe mezzochilo.
A Borgo Rovereto, (la vall di ratt – la valle dei topi) zona di v. Volturno, v. Milazzo, v. S. Ubaldo, v. S. Maria di castello, vicolo Quartieretto e parte di v. Verona erano d’uso alcuni modi di dire, oggi si direbbero frasi fatti, molto colorite ed oggi non più identificabili a nessuna situazione. Tra queste, alcune mi sono rimaste impresse.
Ad smei c-ücià dai plüson.
Sembri succhiato dai parassiti delle galline.
Biònc e russ cme ‘n limunen.
Bianco e rosso come un limone.
At s-ciopi ‘d salüt cme la fiamèla del gaz.
Sei sano come la fiammella del gas. (E’ viola!!!)
A la smeja na rata da cèsu.
Sembra un ratto di fogna.
A j’ho mangià na lever da cup.
Ho mangiato un alepre dei tetti. (Un gatto)
U stà ‘n pe per misericordia.
Si regge in piedi per misericordia.
A l’è ad cula qualità, che quòndi ch’l’è ‘n pe,
u smeja cu sea setà.
A di quella qualità, che quando è in piedi,
pare sia seduto.
A l’è svigg cme ‘n quajot.
E’ sveglio come una quaglia.
La taja l’aria col ciapi del cü.
Taglia l’aria con il sedere.
L’ha mangià pòn e m*rda fina ieri.
Ha fatto la fame fino a ieri.
La sà pü ‘ndo purtè ‘l cü.
Si da un mucchio di arie.
Non sa più dove portare il culo.
L’è furtünà cme i còn an ceza.
E’ fortunato cone un cane in chiesa.
La fortuna lo perseguita.
Ad spüsi cme ‘na ridèra.
Puzzi come un letamaio.
A l’ha fina u cèsu ‘n cà.
A persino il gabinetto in casa.
(Lusso riservato a pochissimi in quegl’anni)
Una volta passavo per caso in v. Milazzo e notai due signore che parlottavano tra loro. Poco dopo, ne passò una terza e una delle due che parlottavano, le rivolse un cordialissimo saluto illuminato da un ampio sorriso, ma appena quest’ultima si allontanò, la stessa del saluto disse alla sua interlocutrice: “ A vighti ‘sà chi’le, la fa tònt la fen-na, ma sò fia quònd cu s’è spusaja, l’era pen-na cme ‘na ghina”.(“Vedi quella, fa tanto la sofisticata, ma sua figlia quando si è sposata era piena come una maiala (era incinta)”.
Dalle lontane memorie di
Gianni Regalzi
(El fiò del Bosch e l’anvud du Smoj)
Lisòndria, Nuvember 2005
Alessandria, novembre 2005
(Foto di Roby Novello
dal libro “L'Obiettivo e l'Anima”
Poesie in dialetto di Gianni Regalzi
e Foto d'Arte di Roby Novello)
PERSONAGGI E VECCHI DETTI 'DLA VAL DI RATT
(La valle dei topi) Rione della vecchia Alessandria ormai scomparso
Gòmba ‘d flece. Gamba di fionda.
(Così soprannominato per una protesi di legno,
materiale usato per costruire le fionde “flece”)
Pe ‘d fritüra. Piedi di fegato.
(Aveva i piedi gonfi e viola come il fegato
in dialetto “fritüra)
Trei oss. Tre ossa.
(Persona molto magra)
Di ‘n tèl cü. Dito in c..o.
(Non servono spiegazioni)
Piombo trovato.
(Commerciante di rottami)
C-ücia ‘n ciò. Succhia un chiodo.
(Eternamente affamato)
Maria la titòn. Maria la tettona.
La siura Amalia.
(Rideva sempre)
La madama zibachen. La signora pagnottella.
(Perpetua di Santa Maria di castello che
regalava il panino con il cioccolato ai
ragazzini che facevano la comunione)
Tuniёta la quarant’ani.
(Signora molto anziana che affermava
di avere quarant’anni).
Carten an sèl moli. Carrettino sulle molle.
(Camminava tutto dondolante)
La vaca neira. La vacca nera.
(Portavoce del vecchio regime)
Cü gross. Culo grosso
(Non servono spiegazioni)
Gazia. Gaggia.
(Anziana signora magra e nodosa come una gaggia)
Cul ch’al fa balè la sümmia. Quello che fa ballare la scimmia.
(Caratteristico personaggio della mia infanzia che si
guadagnava da vivere facendo piccoli spettacoli con una
dispettosissima scimmietta.)
Pinott u sacrista. Giuseppe il sacrestano.
(Sacrestano di S. Maria di castello)
I Re del toli. I Re dei bidoni.
(Noti fratelli decoratori molto abili nel sistemare
diversi bidoni (TOLI)di pittura sulle loro
sgangherate biciclette.)
Uanen el bek. Giovanni il corn..o.
Tony u strupi. Antonio il disabile.
El Baby. Il rospo.
Bel ogg. Begl’occhi.
Pinot el mèz chilu. Giuseppe mezzochilo.
A Borgo Rovereto, (la vall di ratt – la valle dei topi) zona di v. Volturno, v. Milazzo, v. S. Ubaldo, v. S. Maria di castello, vicolo Quartieretto e parte di v. Verona erano d’uso alcuni modi di dire, oggi si direbbero frasi fatti, molto colorite ed oggi non più identificabili a nessuna situazione. Tra queste, alcune mi sono rimaste impresse.
Ad smei c-ücià dai plüson.
Sembri succhiato dai parassiti delle galline.
Biònc e russ cme ‘n limunen.
Bianco e rosso come un limone.
At s-ciopi ‘d salüt cme la fiamèla del gaz.
Sei sano come la fiammella del gas. (E’ viola!!!)
A la smeja na rata da cèsu.
Sembra un ratto di fogna.
A j’ho mangià na lever da cup.
Ho mangiato un alepre dei tetti. (Un gatto)
U stà ‘n pe per misericordia.
Si regge in piedi per misericordia.
A l’è ad cula qualità, che quòndi ch’l’è ‘n pe,
u smeja cu sea setà.
A di quella qualità, che quando è in piedi,
pare sia seduto.
A l’è svigg cme ‘n quajot.
E’ sveglio come una quaglia.
La taja l’aria col ciapi del cü.
Taglia l’aria con il sedere.
L’ha mangià pòn e m*rda fina ieri.
Ha fatto la fame fino a ieri.
La sà pü ‘ndo purtè ‘l cü.
Si da un mucchio di arie.
Non sa più dove portare il culo.
L’è furtünà cme i còn an ceza.
E’ fortunato cone un cane in chiesa.
La fortuna lo perseguita.
Ad spüsi cme ‘na ridèra.
Puzzi come un letamaio.
A l’ha fina u cèsu ‘n cà.
A persino il gabinetto in casa.
(Lusso riservato a pochissimi in quegl’anni)
Una volta passavo per caso in v. Milazzo e notai due signore che parlottavano tra loro. Poco dopo, ne passò una terza e una delle due che parlottavano, le rivolse un cordialissimo saluto illuminato da un ampio sorriso, ma appena quest’ultima si allontanò, la stessa del saluto disse alla sua interlocutrice: “ A vighti ‘sà chi’le, la fa tònt la fen-na, ma sò fia quònd cu s’è spusaja, l’era pen-na cme ‘na ghina”.(“Vedi quella, fa tanto la sofisticata, ma sua figlia quando si è sposata era piena come una maiala (era incinta)”.
Dalle lontane memorie di
Gianni Regalzi
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Lisòndria, Nuvember 2005
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Poesie in dialetto di Gianni Regalzi
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Re: Gianni Regalzi
L'ABISSO
Mi son destato all'ombra di un abisso,
soltanto nebbia fitta, neanche in fiore.
Ora il mio tempo è fermo,
la luce è un'illusione,
e dal profondo pozzo urla e lamenti.
Alessandria, 7 Ottobre 2017
Gianni Regalzi
(da “Silenzi e Pensieri” dir.ris.)
Mi son destato all'ombra di un abisso,
soltanto nebbia fitta, neanche in fiore.
Ora il mio tempo è fermo,
la luce è un'illusione,
e dal profondo pozzo urla e lamenti.
Alessandria, 7 Ottobre 2017
Gianni Regalzi
(da “Silenzi e Pensieri” dir.ris.)
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Re: Gianni Regalzi
SHOAH
Non è il vostro silenzio
che cancellerà i numeri di fuoco
indelebilmente impressi
sul mio braccio bambino.
Non è il vostro silenzio
che riaccenderà la luce dei miei occhi
accecati dal fumo
denso di urla silenziose.
Non è il vostro silenzio
che ridonerà vigore
alle mie scarne membra
incapaci di muoversi.
Non è il vostro silenzio
che rasserenerà il grido
disperato d’un bimbo
strappato dal petto della madre
straziata dal dolore.
Non è il vostro silenzio,
ma il nostro urlo.
…Per non dimenticare
Alessandria, 27 gennaio 2007 Giorno della Memoria
Gianni Regalzi
(Foto by Wreb)
Traduzione in Portoghese
del mio Grande Amico Joao Francisco Carvalho
SHOAH
Não é o seu silêncio
que vai apagar os números de fogo
indelévelmente gravados
No meu braço bebê.
Não é o seu silêncio
Que vai reacender a luz dos meus olhos.
cegos pelo fumo
Cheio de gritos silenciosos.
Não é o seu silêncio
que vai redondo vigor
aos meus poucos membros
incapazes de se mexer.
Não é o seu silêncio
Que vai tranquilizar o grito
Desesperado por um bebê
rasgado do peito da mãe.
Abalada pela dor.
Não é o seu silêncio,
mas nosso grito.
... Para não esquecer
Alexandria, 27 de janeiro de 2007 Dia da Memória
Gianni Regalzi
(Fotos por Wreb)
Non è il vostro silenzio
che cancellerà i numeri di fuoco
indelebilmente impressi
sul mio braccio bambino.
Non è il vostro silenzio
che riaccenderà la luce dei miei occhi
accecati dal fumo
denso di urla silenziose.
Non è il vostro silenzio
che ridonerà vigore
alle mie scarne membra
incapaci di muoversi.
Non è il vostro silenzio
che rasserenerà il grido
disperato d’un bimbo
strappato dal petto della madre
straziata dal dolore.
Non è il vostro silenzio,
ma il nostro urlo.
…Per non dimenticare
Alessandria, 27 gennaio 2007 Giorno della Memoria
Gianni Regalzi
(Foto by Wreb)
Traduzione in Portoghese
del mio Grande Amico Joao Francisco Carvalho
SHOAH
Não é o seu silêncio
que vai apagar os números de fogo
indelévelmente gravados
No meu braço bebê.
Não é o seu silêncio
Que vai reacender a luz dos meus olhos.
cegos pelo fumo
Cheio de gritos silenciosos.
Não é o seu silêncio
que vai redondo vigor
aos meus poucos membros
incapazes de se mexer.
Não é o seu silêncio
Que vai tranquilizar o grito
Desesperado por um bebê
rasgado do peito da mãe.
Abalada pela dor.
Não é o seu silêncio,
mas nosso grito.
... Para não esquecer
Alexandria, 27 de janeiro de 2007 Dia da Memória
Gianni Regalzi
(Fotos por Wreb)