Yama

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YAMA
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- poesia n. 205 del novembre 2003


MIA ESTATE

Sogni sottili
di sereni paesaggi,
di dolce estate.

Immagini tue
nelle spiagge assolate
pelle dorata.

Onde di mare,
travolgente passione,
schizzi di spuma.



yama
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- poesia n. 206 del novembre 2003


RASSEGNAZIONE

Come da risacca
di tempesta che infuria
che scoglio travolge senza posa
così da tue incapaci parole
pur senza intenderne senso
sento l’orecchio offeso
e cosa m’hai detto
più non rammento
vedendo solo labbra tirate
muoversi di parola in parola
ma del senso
ne nota ne eco io sento

Un sogno ci univa
più di ogni catena o impegno
ma oggi guardando indietro
vedo solo grigie nebbie
che realtà offuscano
e nostro amore agonizzante
sull’asfalto
dei giorni ormai andati
travolto e sanguinante.

Quale domani senza te
a quest’età bastarda
che ripresa ormai
più non consente?
E rabbia e memorie
s’alternano
a massacrare la mente
mentre con astiosa movenza
di generose forme
mostri l’opulenza
in questa gabbia mortale
da infrangere per fuga
e giungere presto
a nuovo natale.

… ma quale domani?
Troppo tardi!

Così cicaleccio arido
ritorna a far da contorno
alle tue irose parole
che come risacca di tempesta
tornano a massacrare lo scoglio
ancora e ancora e ancora e ancora.




yama
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- poesia n. 203 del novembre 2003


UTOPIA DI UN INCONTRO

Forti colori
da luce accesi
come un arcobaleno
nel mio cuore risplendono
e pulsano
sentendo il tuo nome
e il muscolo batte
sempre più forte
come a un bimbo
in attesa del Natale.
Così ai tuoi baci penso
e gioia esplode
e senso di vita
e … amore
e l’idea s’avanza
fino al giungere
della realtà
oltraggio di sogni
che a terra riconduce
ogni speranza
e rabbia scatena
per il mancato amore
che utopia annunciava.
Così solo tristezza resta
finchè,
a braccetto con morto affetto
anch’essa se ne va,
sbiadendo in lontananza,
come da nebbia
inghiottita.



yama
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- poesia n. 473 del giugno 2004



LA BALLATA DELL'AMORE MANCATO

Canto il dolore

di amori distanti
di sogni profondi
dalla realtà infranti.

Canto la ballata

di parole mancate
al momento opportuno
e di speranze scappate
per colpa di nessuno.

Canto la maledizione

di ogni poeta
perché l’animo mite
non porta alla meta

se non attraversando
le passioni e i dolori
di questo deserto
vuoto come il mio spirito
riarso dallo sgomento.




yama
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IL TEMPO DELLA PASSIONE

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- poesia n. 86 del maggio 2003


IL TEMPO DELLA PASSIONE

Dolci carezze indugiano a dilatare,
di passione,
l’attesa.
Premessa che gioia produce
e di più intensa sensazione,
aspettativa crea.

Calde carezze,
all’intima essenza,
da entrambi mirate,
quale invito e preludio dell’arcano atto
che dal ritmico movimento,
piacere trae
e speranza di vita,
nel profondo,
infonde.

Passione decisa
che con un lieve sorriso,
turgore suscita
e con lucide labbra,
di maschio s’impossessa.

Saettante passione
che con profondi baci,
di donna s’appropria
ed umide labbra dischiude.

Antefatti di ondeggianti gesti,
che cullano l’anima
e di spirito son sostegno,
fino a compiuta estasi
e finale tenero abbraccio,
che di passione,
è spossato coronamento.


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- poesia n. 335 del gennaio 2004


FUOCO

Vedo il fuoco
dei tuoi fianchi candidi
e il tuo ventre

umido ricevere
la mia voglia d’amore.



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- poesia n. 92 del giugno 2003


OMISSIONE D’AMORE

Parole non dette
mi seguono nell’ombra
e arsura creano all’anima mia.
Parole soffocanti,
come sabbia in bocca,
che recano dell’omissione
l’amaro sapore.
Parole d’amore,
per fatuo orgoglio mai pronunciate,
seppur attese ed invocate.
Insperate parole,
rimaste tra noi,
nel vuoto di un quotidiano sentire
che non riconosce affetti
se non per scontato agire.
Ed ora che ormai è tardi,
sono pronto ad urlarle al vento,
ora che tu,
madre,
non le potrai più udire.



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- poesia n. 137 del settembre 2003


CATTIVI SOGNI

Cattivi sogni
sconfinano nella veglia,
eco di affannati pensieri,
generati da inquieto vivere.

Cattivi sogni che all’alba
danno un sapore amaro
ad agitati dormiveglia,
specchio di giorni
che mai sembrano finire
dove cade la speranza
e l’odore della resa
aleggia soffocante
e inutile rabbia si scatena
in futili tentativi
di contrastare
l’oscura tempesta
che ogni barriera
ed ogni argine
travolge.

A estremo rifugio
restano affetti consolidati
che forti e avvolgenti
fanno da corazza
fino al cessare
della burrasca
fino alla nuova alba
che dopo il buio
porterà
di una serena rinascita
il profumo.



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- poesia n. 22 del settembre 2002


FUOCO, GHIACCIO E VENTO

Fuoco, che nelle vene scorri,
e come fluido alito,
l’amore risvegli

brucia con la tua fiamma
a scacciare l’ombra
che opprime l’anima.

Ghiaccio che freddo ristagni
e come cupo sudario,
sul cuore gravi,

a soffocare passioni,
che furono di un tempo
ormai dimenticato.

Vento che tutto sollevi,
che accarezzi o strappi,
nel nome dell’istante,

dell’attimo che,
come saetta,
alla mente sfugge veloce.

Vento, sul fuoco soffia
a riattizzare pensieri
e a smuovere l’anima,

nutri quel fuoco,
risveglia la fiamma,
fa che il ghiaccio si sciolga

e la passione si rigeneri
come nuovo respiro
e nuova vita.

Per te, fuoco e vento,
a scacciare il gelo,
siano alleati,

per un nuovo sentire
che del tempo ritrovi il nerbo
ed il senso dell’avvenire.


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- poesia n. 23 dell'ottobre 2002



TSUNAMI - TEMPESTA

Mille volte,
sulla scogliera, ho atteso il tuo ritorno,
mentre onde e schiuma flagellavano la pietra.

Mille volte
ho atteso che per me giungesse il tuo canto,
a ridare fiato ad un mesto sentire.

Mille volte
il tuo volto ho sognato,
con grano e cielo nell’avorio scolpiti.

Mille volte,
come inafferrabile alito sfuggito alla tempesta,
l’illusione del dolce sentire s’è dileguata.

Mille volte
la mia mente t’ha incontrato, baciato il tuo volto,
abbracciato i tuoi fianchi, per destarsi nel nulla.

Mille volte
la speranza e il vuoto, a rincorrersi
e a rimpiattino, hanno giocato.

Di mille volte
Solo l’affanno è restato, col nulla nel cuore
e il vuoto nella mente e l’incompiutezza dell’essere.

… e mille volte nell’oblio mi son rifugiato.
Lascerò questa scogliera dello tsunami,
ormai i suoi spruzzi più non mi lambiranno.


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- poesia n. 25 dell'ottobre 2002


CHIARO DI LUNA

Già è difficile, nel sole,
scoprire del cuore la voce
e del pensiero trovare riscontro.
Ora nel buio arranco,
alla ricerca del battito
del mio cuore
e senza luce
a tentoni cerco
dei miei pensieri, il filo,
ma nel chiar di luna
s’illumina il cammino,
si scorge il tuo sorriso
e nel profondo dei tuoi occhi
il pensiero si perde
e il cuore s’inceppa.


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- poesia n. 27 dell'ottobre 2002


CASENTINO

Lontane nubi fan da ultima corona
a cingere l’amata valle.

Rugosi volti dai fieri sguardi
accompagnano l’eco di antichi canti.

Indomite foreste, adorne di vita,
nella quiete, t’accolgono amiche,
come invitanti ombre,
di austeri muri e di slanciate torri,
ancora ferme a montar la guardia,
oltre i confini del tempo.


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- poesia n. 28 dell'ottobre 2002


OLTRE I CONFINI DELLA MEMORIA

Lontano, candide nubi,
e frastagliate vette,
son ultima corona,
a cingere la valle.

Verdi pendii,
percorsi dal vento,
come rugosi volti
dai fieri sguardi.

Grigi di rocce e muschio,
lungo torrenti impetuosi
che t’inseguono l’anima
e catturano il cuore.

Indomite foreste,
adorne di vita,
t’accolgono amiche,
nella quiete del sogno,

come invitanti ombre,
di vetuste mura,
e slanciate torri
ornate d’edera,

che fanno la guardia
sul tuo sentire
oltre i confini
della memoria.



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- poesia n. 29 dell'ottobre 2002



LA MIA VALLE

Arrotondate vette
cingono la rustica valle
e lontane nubi
le son corona.

Acciottolate vie
ove arrancare in pace
e serene valli
scenario di azioni quiete.

Misteriosi anfratti
nascosti nella forra
e veloci rii,
tumultuosi e freschi.

Rugosi volti dai fieri cipigli
di antica razza
e attenti sguardi
che misurano il bosco.

Avvolgenti vitalbe,
colte nel verde amplesso
ed agili membra scattanti
e lampi di colore vivo.

Mi accogli amico,
solo per passione,
cantando strofe antiche
e melodie battenti

al ritmo di cavalli ombrosi
e di brividi di gioia
che seguono
lo scandire del tempo.



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- poesia n. 30 del novembre 2002


IN CHAT

Maschere su maschere
celano umanità disperse
alla ricerca di cosa
che della vita
ha solo l’odore.

Parole facili
ad innescare passioni
di sentimenti vuote
che del virtuale si nutrono
e di menzogna vivono.

Inganni di personalità fallaci
che nel rumore del nulla,
credono di trovare
del mondo il senso
e della vita il verso.

Emme o effe?
È il ritornello,
e d’anni quanti n’hai?
Da dove mandi il tuo sentire?
Da dove digiti in realtà?

Digitare diventa il verbo,
di solitudine maestro,
maschera dell’essere
che d’inganni svuota il cuore
e offende il tempo.

Chattare t’aggrada,
quale surrogato dell’umano sentire,
di spirito povero
e d’affetto scevro,
col solo scopo di bruciare l’ore,
che a sera ti conducono.



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