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Inviato: 06/06/2013, 8:41
sul grembo molle della terra
piatto piatto sotto un sasso
stava un seme per la serra
dove di rado suona passo
lo rapì il vento che rugge
al caldo abbraccio dei compagni
e ai luoghi da dove l uomo fugge
rovi, roccie e neri stagni
lo condusse una bianca notte
di fiori e stelle luccicanti;
mi scorreva dolce sulle cotte
labbra, tremanti santi
per il terribile peccato,
quel sapore che io rubai rosa
come il profumo che legato
sul colletto piegato posa.
Il semino al suo risveglio
sotto il pancione del sasso
non vedeva, povero miglio
che nero in alto e in basso
"porco sei seme, e tua natura,
sono queste nere mura,
la tua forza più non dura,
regna la mia stazza imperitura!"
Non ci vedemmo per due giorni
giorni freddi, tirava il vento;
ne ritagliavo via i contorni
in soffitta,suonando,spento.
Sai, a una certa ora le pareti
diventano teatro di ombre
terribili: tetre reti
intrecciate di vive fibre
mi strozzano i pensieri,
si sciolgono in lunghi vermi
scavando nel cuore veri
nidi, come in un frutto; germi
velenosi si schiudono
dalle loro uova letali:
pungono dall interno,mordono,
ronzano con le loro ali
nel retro oscuro del cervello,
ne succhiano via ogni splendore.
Mentre quel seme, poverello
rispose al grigio oratore:
"Tu sarai pur più grande,sasso
ma non far tanto il gradasso:
basterà d un uomo un passo
per zittire questo tuo chiasso"
Ci incontrammo alla fermata
dell autobus,ne perdesti due
per abbracciarmi,t ho baciata,
carezzandoti i capelli, due
altre volte,tra le mie mani
piangevi la mia stupidità
insieme a tutti i vani
discorsi,piangevi l assurdità
di queste circostanze,piangevi
la lontana dolcezza estiva
d'altre.piangevi,piangevi
sul caldo torrido d'Agosto.
Col tuo silenzio venne l inverno
cadevano in terra i melograni
sotto un cielo freddo, specchio d eterno
che per un tocco mi ghiacciò le mani.
Schiaccia il sasso il povero miglio
che speranza nutre appena
della natura giusto figlio
dorme un sonno senza pena.
da completare e legare a quest'altra:
Nelle giornate di Maggio
è una buffa commedia
essere rinchiusi in una scuola
a scaldare la sedia
quando hai il cuore gelato
per l inverno passato
e non puoi sciogliere al sole
il dolore di un amore
Oh, primavera che il mio lamento
senti,cospargi di fiori
il mio corpo abbandonato,
dal profumo dei gelsomini
io sono stregato, siano i soli
lacci nella mia mente.
piatto piatto sotto un sasso
stava un seme per la serra
dove di rado suona passo
lo rapì il vento che rugge
al caldo abbraccio dei compagni
e ai luoghi da dove l uomo fugge
rovi, roccie e neri stagni
lo condusse una bianca notte
di fiori e stelle luccicanti;
mi scorreva dolce sulle cotte
labbra, tremanti santi
per il terribile peccato,
quel sapore che io rubai rosa
come il profumo che legato
sul colletto piegato posa.
Il semino al suo risveglio
sotto il pancione del sasso
non vedeva, povero miglio
che nero in alto e in basso
"porco sei seme, e tua natura,
sono queste nere mura,
la tua forza più non dura,
regna la mia stazza imperitura!"
Non ci vedemmo per due giorni
giorni freddi, tirava il vento;
ne ritagliavo via i contorni
in soffitta,suonando,spento.
Sai, a una certa ora le pareti
diventano teatro di ombre
terribili: tetre reti
intrecciate di vive fibre
mi strozzano i pensieri,
si sciolgono in lunghi vermi
scavando nel cuore veri
nidi, come in un frutto; germi
velenosi si schiudono
dalle loro uova letali:
pungono dall interno,mordono,
ronzano con le loro ali
nel retro oscuro del cervello,
ne succhiano via ogni splendore.
Mentre quel seme, poverello
rispose al grigio oratore:
"Tu sarai pur più grande,sasso
ma non far tanto il gradasso:
basterà d un uomo un passo
per zittire questo tuo chiasso"
Ci incontrammo alla fermata
dell autobus,ne perdesti due
per abbracciarmi,t ho baciata,
carezzandoti i capelli, due
altre volte,tra le mie mani
piangevi la mia stupidità
insieme a tutti i vani
discorsi,piangevi l assurdità
di queste circostanze,piangevi
la lontana dolcezza estiva
d'altre.piangevi,piangevi
sul caldo torrido d'Agosto.
Col tuo silenzio venne l inverno
cadevano in terra i melograni
sotto un cielo freddo, specchio d eterno
che per un tocco mi ghiacciò le mani.
Schiaccia il sasso il povero miglio
che speranza nutre appena
della natura giusto figlio
dorme un sonno senza pena.
da completare e legare a quest'altra:
Nelle giornate di Maggio
è una buffa commedia
essere rinchiusi in una scuola
a scaldare la sedia
quando hai il cuore gelato
per l inverno passato
e non puoi sciogliere al sole
il dolore di un amore
Oh, primavera che il mio lamento
senti,cospargi di fiori
il mio corpo abbandonato,
dal profumo dei gelsomini
io sono stregato, siano i soli
lacci nella mia mente.