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Inviato: 11/02/2009, 15:16
da Gianni Regalzi
NON RIESCO PIU A VOLARE
Agito disperatamente gli avambracci,
ma le gelide catene dell’apparente
m’incatenano i polsi proibendomi di volare.
Si srotola la strada con il suo lercio belletto,
che imbratta a tutto tondo ogni pensiero.
Lontana era la Luce, ore s’è spenta.
Buio, più buio dell’inganno
è questo vomito di divenir d’eventi
che preme senza sosta,
sul bieco susseguirsi degli istanti,
fattori dei momenti
che lordano il trascorrere del tempo.
Alessandria, 29 Ottobre 2007
Gianni Regalzi
Inviato: 11/02/2009, 15:46
da Gianni Regalzi
PERSONAGGI E VECCHI DETTI D’LA VAL DI RATT
LA VAL DI RATT (La valle dei topi) Rione della vecchia Alessandria ormai scomparso
Gòmba ‘d flece. Gamba di fionda.
(Così soprannominato per una protesi di legno,
materiale usato per costruire le fionde “flece”)
Pe ‘d fritüra. Piedi di fegato.
(Aveva i piedi gonfi e viola come il fegato
in dialetto “fritüra)
Trei oss. Tre ossa.
(Persona molto magra)
Di ‘n tèl cü. Dito in c..o.
(Non servono spiegazioni)
Piombo trovato.
(Commerciante di rottami)
C-ücia ‘n ciò. Succhia un chiodo.
(Eternamente affamato)
Maria la titòn. Maria la tettona.
La siura Amalia.
(Rideva sempre)
La madama zibachen. La signora pagnottella.
(Perpetua di Santa Maria di castello che
regalava il panino con il cioccolato ai
ragazzini che facevano la comunione)
Tuniёta la quarant’ani.
(Signora molto anziana che affermava
di avere quarant’anni).
Carten an sèl moli. Carrettino sulle molle.
(Camminava tutto dondolante)
La vaca neira. La vacca nera.
(Portavoce del vecchi regime)
Cü gross. Culo gross
(Non servono spiegazioni)
Gazia. Gaggia.
(Anziana signora magra e nodosa come una gaggia)
Cul ch’al fa balè la sümmia. Quello che fa ballare la scimmia.
(Caratteristico personaggio della mia infanzia che si
guadagnava da vivere facendo piccoli spettacoli con una
dispettosissima scimmietta.)
Pinott u sacrista. Giuseppe il sacrestano.
(Sacrestano di S. Maria di castello)
I Re del toli. I Re dei bidoni.
(Noti fratelli decoratori molto abili nel sistemare
diversi bidoni (TOLI)di pittura sulle loro
sgangherate biciclette.)
Uanen el bek. Giovanni il corn..o.
Tony u strupi. Antonio il disabile.
El Baby. Il rospo.
Bel ogg. Begl’occhi.
Pinot el mèz chilu. Giuseppe mezzochilo.
A Borgo Rovereto, (la vall di ratt – la valle dei topi) zona di v. Volturno, v. Milazzo, v. S. Ubaldo, v. S. Maria di castello, vicolo Quartieretto e parte di v. Verona erano d’uso alcuni modi di dire, oggi si direbbero frasi fatti, molto colorite ed oggi non più identificabili a nessuna situazione. Tra queste, alcune mi sono rimaste impresse.
Ad smei c-ücià dai plüson.
Sembri succhiato dai parassiti delle galline.
Biònc e russ cme ‘n limunen.
Bianco e rosso come un limone.
At s-ciopi ‘d salüt cme la fiamèla del gaz.
Sei sano come la fiammella del gas. (E’ viola!!!)
A la smeja na rata da cèsu.
Sembra un ratto di fogna.
A j’ho mangià na lever da cup.
Ho mangiato un alepre dei tetti. (Un gatto)
U stà ‘n pe per misericordia.
Si regge in piedi per misericordia.
A l’è ad cula qualità, che quòndi ch’l’è ‘n pe,
u smeja cu sea setà.
A di quella qualità, che quando è in piedi,
pare sia seduto.
A l’è svigg cme ‘n quajot.
E’ sveglio come una quaglia.
La taja l’aria col ciapi del cü.
Taglia l’aria con il sedere.
L’ha mangià pòn e m*rda fina ieri.
Ha fatto la fame fino a ieri.
La sà pü ‘ndo purtè ‘l cü.
Si da un mucchio di arie.
Non sa più dove portare il culo.
L’è furtünà cme i còn an ceza.
E’ fortunato cone un cane in chiesa.
La fortuna lo perseguita.
Ad spüsi cme ‘na ridèra.
Puzzi come un letamaio.
A l’ha fina u cèsu ‘n cà.
A persino il gabinetto in casa.
(Lusso riservato a pochissimi in quegl’anni)
Una volta passavo per caso in v. Milazzo e notai due signore che parlottavano tra loro. Poco dopo, ne passò una terza e una delle due che parlottavano, le rivolse un cordialissimo saluto illuminato da un ampio sorriso, ma appena quest’ultima si allontanò, la stessa del saluto disse alla sua interlocutrice: “ A vighti ‘sà chi’le, la fa tònt la fen-na, ma sò fia quònd cu s’è spusaja, l’era pen-na cme ‘na ghina”.(“Vedi quella, fa tanto la sofisticata, ma sua figlia quando si è sposata era piena come una maiala (era incinta)”.
Dalle lontane memorie di
Gianni Regalzi
(El fiò del Bosch e l’anvud du Smoj)
Lisòndria, Nuvember 2005
Inviato: 12/02/2009, 18:46
da ito nami
bella questa poesia in dialetto,interlineata con traduzione e vivace commento.
Bravo Gianni
Ero dovuto sparire per cavarmi la colecisti(durata ricovero:3 giorni e mezzo.Tecnica endoscopica:già vado girando)
Inviato: 24/02/2009, 15:18
da Gianni Regalzi
CORRI
Corri, corri dove il cielo rubino si perde.
Non ti fermare.
Sugl’aghi di pino ferisci il tuo passo.
Nella perla del mattino annega il tuo ieri,
l’oggi e il domani.
Distogli la mente dal cuore,
fa del tuo respiro la stella Polare
e vola, vola dove il cielo rubino si perde.
Alessandria, 8 Ottobre 2004 – Era Ebraica 5765
Gianni Regalzi
Inviato: 25/02/2009, 15:32
da Gianni Regalzi
LET IT BE
(La nostra canzone)
Passano veloci
i minuti, le ore e i mesi
in un turbinio di smorti colori.
Languidi ricordi d’un tempo
m’imperlano la fronte
e annegano inesorabilmente nell’oblio.
La strada è affollata di nessuno
e l’anima si perde
nell’affanno d’un oscuro domani.
Un cane zoppo mi passa accanto
con uno sguardo strano,
incerto attraversa la strada,
poi ritorna e mi s’accuccia accanto.
Le luci dei fanali
spargono lampi senza tempo
e sull’umido marciapiede
una bambola rotta
guarda fisso il muro sbrecciato.
Dove sei ora,
con chi sei,
a cosa pensi.
Muta ti sarà la mia voce
e buio nella tua mente
sarà il mio ricordo.
Eppure in quella torrida notte
d’una estate ormai lontana,
cantavamo insieme
la nostra canzone;
Let it be, recitava,
“lascia che sia” mi dicevi.
Io ti chiedevo perché
e tu ripetevi:
“lascia che sia così senza chiederti altro”:
Poi, l’autunno crudele
ha inondato con fredda pioggia di lacrime,
lo specchio della mia perduta anima.
Alessandria, 29 febbraio 2009
Gianni Regalzi
Inviato: 26/02/2009, 15:01
da Gianni Regalzi
NELL’OMBRA
Nell’ombra dischiudo lo sguardo,
sui clivi del sogno mi perdo.
Non so quel che vedo, ma nel miele del "Prima"...
m’immergo.
Alessandria, 26 Febbraio 2009
Gianni Regalzi
Inviato: 09/03/2009, 16:01
da Gianni Regalzi
(Quando la parola si fa musica...)
CANZONE PER TE
Vorrei gridare,
vorrei cantare
a tutto il mondo
quanto bene voglio a te.
Però non posso,
no non lo posso
devo tenermi
tutto quanto dentro me.
Mi basta solo
che tu lo sappia,
dentro al mio cuore
c’è una lacrima per te,
ma sul tuo viso
voglio un sorriso
voglio che il vento
baci gl’occhi tuoi per me.
Ma è solo un sogno,
stupendo sogno
dischiudo gl’occhi
e non ti vedo accanto a me.
Se guardo il cielo
è tutto nero
non c’è il tuo sguardo
che guarisce questo cuor.
Ma tra cent’anni,
tra mille anni,
nell’universo più lontano
che si può,
l’anima mia, l’anima tua
prese per mano
voleranno oltre ogni ciel.
Alessandria, 29 Maggio 2003
Gianni Regalzi
(Testo adattabile alla musica di:
“LUCI A SAN SIRO”
Di Roberto Vecchioni)
Inviato: 20/03/2009, 11:38
da Gianni Regalzi
CONSUMATA PENNA
Da questa consumata penna
s'affaticano solo versi senza Sole.
Sono solo Sale
su antica ferita.
Alessandria, 20 marzo 2009
Gianni Regalzi
Inviato: 20/03/2009, 15:46
da sabatino
In pochissimi versi l'armonia di grandi sentimenti, e, a mio modesto parere, di un'opera incompiuta.
Con grande stima.
sabatino
Inviato: 20/03/2009, 18:20
da ito nami
Ecce concinnitas!
Inviato: 22/03/2009, 21:15
da ito nami
Ecco la concisa eleganza !
Inviato: 25/03/2009, 11:24
da Gianni Regalzi
MUTA CANZONE
Innanzi a te speranza,
davanti a me l’eterno.
Chissà se nell’attesa del mio inverno
potrò sognare ancora per un poco
cantando la canzone che quel giorno
composi sol per te quasi per gioco.
Ma il tempo mi stordì
e ciò che mi sembrava solo un gioco
si trasformò in crudele turbamento.
Insonni notti dense di tormento
e cupi giorni muti di colore
frustavan la mia mente di dolore.
Tu sei la Primavera, io son l’Autunno
Tiranno questo tempo che divide
e rende vana ormai la mia speranza.
Mai più rieseguirò quel dolce accordo,
la voce mia sarà per sempre muta.
Soffocherò in eterno il Tuo ricordo.
Alessandria, 28 Aprile 2006
Gianni Regalzi
Inviato: 26/03/2009, 5:28
da ito nami
Sempre l'eterno problema della nostra caducità.Fanteria contro supertank,caro Gianni,e fanteria senza panzefaust,bazooka e moderni succedanei,e nemmeno una Motov,diciamo quasi a mani nude,cioè senza speranza per ora,magari in attesa di un miracolo della ricerca biologica.Per ora siamo
opliti di Leonida alle Thermopili,chi più e chi meno valorosi.E parenetici sonoi nostri canti :embateri e peana
Quello che tu hai scritto in una forma chiusa io l'ho porta in una aperta(o meglio,ibrida):
Ci scippi la morte
ma apertoci il cuore
soavi le sfuggano
canti d'amore.
Canti come questo tuo.
Inviato: 30/03/2009, 14:41
da Gianni Regalzi
RARE STILLE DI DOLCE MIELE
(Dedicata ad un'amica)
Come un notturno eclissi
cancelli dal tuo viso
quel tenero sorriso
che illumina di gioia
il mio intelletto.
Luna celata dal sudato sipario
delle tue paure,
nutrite dagl’inganni del destino
che t’aspettavi amico.
Gioia tradita da ciò che ti circonda
e buia e lenta e dura
innanzi a te appar la vita.
Non devi disperare,
guardati dentro
e scaccia quel tuo doppio
“Bifronte Giano”.
Fa d’ogni tuo gesto un’arte,
d’ogni pensiero un sogno,
succhia dalla vita
le rare stille di dolce miele
che troverai sul tuo cammino
e rifiuta l’amaro fiele
dell’inutile nulla quotidiano.
Alessandria, 27 Agosto 2005
Gianni Regalzi
Inviato: 01/04/2009, 10:03
da Gianni Regalzi
(Forse questa rappresenta l’Alba della mia “Poesia”…
avevo 15 anni e l’ho scritta nei boschi del Monte Grosso,
altura proprio sopra Varazze (SV).
AURORA
Miro l’aurora di primo mattino
tra lame di luce su nuvole chiare,
tra echi di sole su spicchi di mare,
tra Numi Silvani nel folto del bosco
nel dolce profumo di felci e di muschio.
Mi parla l’aurora di primo mattino
con vaghi silenzi e con voci di vento
tra il mirto e tra i pini.
Gianni Regalzi
Estate del 1963