Yama
Moderatori: Luca Necciai, ito nami
- poesia n. 404 dell'aprile 2004
ASPETTANDO PRIMAVERA
Sul piatto di un realismo quotidiano
fatto d’istinti di sopravvivenza
lancio ancora i dadi del destino
per invocare la provvidenza
e attendo il numero che la sorte
vorrà assegnare al mio futuro
tracciando rotte contorte,
per un porto sicuro.
Cosi alla speranza io do rinforzo
al fine di superare questo male
ed ogni giorno più mi sforzo
d’ancorarmi al mondo reale,
ma fino al ritorno della primavera
resterò sbattuto su questi scogli
cercando colori e soffi di vita
da vergare su questi fogli.
yama
ASPETTANDO PRIMAVERA
Sul piatto di un realismo quotidiano
fatto d’istinti di sopravvivenza
lancio ancora i dadi del destino
per invocare la provvidenza
e attendo il numero che la sorte
vorrà assegnare al mio futuro
tracciando rotte contorte,
per un porto sicuro.
Cosi alla speranza io do rinforzo
al fine di superare questo male
ed ogni giorno più mi sforzo
d’ancorarmi al mondo reale,
ma fino al ritorno della primavera
resterò sbattuto su questi scogli
cercando colori e soffi di vita
da vergare su questi fogli.
yama
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- poesia n. 642 del gennaio 2005
UNA NAVE PER CHISSÀ DOVE
Vecchi
dagli occhi ancora sognanti
accompagnano dal molo di settentrione
con sguardi di malinconia
navi che salpano per chissà dove.
Navi che vorrebbero abitare
indifferenti al perso vigore
e pronti ad inseguire oltre l’orizzonte
il tramonto del sole.
Una nave per chissà dove
che con sguardi di malinconia
vedono partire affollata da sogni
ancora intatti.
Mentre loro vagabondi coatti
sul molo in attesa della sera
che a un domani sempre uguale
li condurrà monotona
non resta che aspettare
per chissà dove quell’altra nave
quella nera.
yama
UNA NAVE PER CHISSÀ DOVE
Vecchi
dagli occhi ancora sognanti
accompagnano dal molo di settentrione
con sguardi di malinconia
navi che salpano per chissà dove.
Navi che vorrebbero abitare
indifferenti al perso vigore
e pronti ad inseguire oltre l’orizzonte
il tramonto del sole.
Una nave per chissà dove
che con sguardi di malinconia
vedono partire affollata da sogni
ancora intatti.
Mentre loro vagabondi coatti
sul molo in attesa della sera
che a un domani sempre uguale
li condurrà monotona
non resta che aspettare
per chissà dove quell’altra nave
quella nera.
yama
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- poesia n. 645 del gennaio 2005
ALLA STAZIONE
Solitari giorni
trascorsi in questo atrio in festa
tra annunci d’arrivi e di partenze
e d’auguri ai passeggeri
frettolosi
vocianti
che non indugiano con me
non si soffermano e mi superano
quasi grati e meravigliati
che non abbia teso la mia mano
e non abbia nulla chiesto o domandato.
Ma nulla mi manca in questo rifugio
che puzza di freni surriscaldati e ferro
e strilla con voci di metallo
che tengono lontani, attenuati
i rumori della città
che è fuori
distante.
Nulla ho da chiedere
non sono un accattone
sono solo un uomo che non c’è più
sono un barbone
col mio tesoro appresso
nel carrello da supermercato
in questo castello inespugnabile
dove ho un letto di cartone
in un angolo dimenticato.
yama
ALLA STAZIONE
Solitari giorni
trascorsi in questo atrio in festa
tra annunci d’arrivi e di partenze
e d’auguri ai passeggeri
frettolosi
vocianti
che non indugiano con me
non si soffermano e mi superano
quasi grati e meravigliati
che non abbia teso la mia mano
e non abbia nulla chiesto o domandato.
Ma nulla mi manca in questo rifugio
che puzza di freni surriscaldati e ferro
e strilla con voci di metallo
che tengono lontani, attenuati
i rumori della città
che è fuori
distante.
Nulla ho da chiedere
non sono un accattone
sono solo un uomo che non c’è più
sono un barbone
col mio tesoro appresso
nel carrello da supermercato
in questo castello inespugnabile
dove ho un letto di cartone
in un angolo dimenticato.
yama
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- poesia n. 2 dell'aprile 2002
IMPULSO
Quando istinto
ragione scontra,
cuore e cervello
combattono tra loro.
Quando il vento
evoca la tempesta,
l’anima si lacera
come un’antica vela.
Lo spirito
va alla deriva,
cercando la pace
tra i flutti della luna,
ma inseguendo il giorno
che gli riporterà tempesta.
yama
IMPULSO
Quando istinto
ragione scontra,
cuore e cervello
combattono tra loro.
Quando il vento
evoca la tempesta,
l’anima si lacera
come un’antica vela.
Lo spirito
va alla deriva,
cercando la pace
tra i flutti della luna,
ma inseguendo il giorno
che gli riporterà tempesta.
yama
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- poesia n. 641 del gennaio 2005
SPUME DI MARE
Bianche spume sfrangiate
di onde spinte dal vento
s’aggrappano alla scogliera
subito dileguandosi
nel continuo rifluire.
Sogni che si alternano incessanti
negli occhi persi nei colori
di orizzonti distanti
che ammiriamo
affacciati a questa ringhiera
a strapiombo sul vuoto
passeggiata di amanti.
Spume di mare.
Delicati pizzi.
Merletti di pensieri che indugiano
a pelo d’acqua prima di svanire.
Come sogni a pelo di coscienza
che s’arrendono
nel quotidiano divenire.
yama
SPUME DI MARE
Bianche spume sfrangiate
di onde spinte dal vento
s’aggrappano alla scogliera
subito dileguandosi
nel continuo rifluire.
Sogni che si alternano incessanti
negli occhi persi nei colori
di orizzonti distanti
che ammiriamo
affacciati a questa ringhiera
a strapiombo sul vuoto
passeggiata di amanti.
Spume di mare.
Delicati pizzi.
Merletti di pensieri che indugiano
a pelo d’acqua prima di svanire.
Come sogni a pelo di coscienza
che s’arrendono
nel quotidiano divenire.
yama
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- poesia n. 632 del dicembre 2004
TERRE A MARE
Sono tornato
nelle terre a mare di ponente
a ricercare della follia
le sensazioni perse.
Tra rade gocce di pioggia greve
non ho trovato nulla d’azzurro
e tra cielo e mare solo grigie nubi
e bianche spume.
Non ho trovato nemmeno
l’oro delle ginestre
ma solo i gialli smorti
dei lecci addormentati dal freddo.
Non ho ritrovato la follia.
… e l’ho cercata!
Di strada in strada
nel consueto bar
nel budello delle vetrine
nella sferza gelida
del vento sul pontile
tra rasoiate di memorie incandescenti
anche in questa mattina uggiosa
di una domenica qualunque.
Ma non m’illudo
so che non guarirò
e ancora
tornerò in queste terre a mare
a cercare la mia follia.
yama
(N.d.A.: "budello" è un nome utilizzato in diverse città del ponente ligure per indicare il caruggio principale, quello del passeggio, del centro storico.)
TERRE A MARE
Sono tornato
nelle terre a mare di ponente
a ricercare della follia
le sensazioni perse.
Tra rade gocce di pioggia greve
non ho trovato nulla d’azzurro
e tra cielo e mare solo grigie nubi
e bianche spume.
Non ho trovato nemmeno
l’oro delle ginestre
ma solo i gialli smorti
dei lecci addormentati dal freddo.
Non ho ritrovato la follia.
… e l’ho cercata!
Di strada in strada
nel consueto bar
nel budello delle vetrine
nella sferza gelida
del vento sul pontile
tra rasoiate di memorie incandescenti
anche in questa mattina uggiosa
di una domenica qualunque.
Ma non m’illudo
so che non guarirò
e ancora
tornerò in queste terre a mare
a cercare la mia follia.
yama
(N.d.A.: "budello" è un nome utilizzato in diverse città del ponente ligure per indicare il caruggio principale, quello del passeggio, del centro storico.)
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- poesia n. 604 del settembre 2004
LA PANCHINA SUL LAGO
La panchina sul lago
sotto al tiglio
quello con la corteccia incisa di fresco
da giovani cuori.
Un vecchio
si chiede se è cataratta
o foschia ad offuscare la vista
del vapore delle 16:00
che candido lascia la sua scia
come cigno gigante
sulle acque piatte.
Le dita nodose cercano
il pane vecchio
nella tasca slabbrata della giacca
mentre intorno si fanno le oche
come ogni sera
per le solite quattro chiacchiere.
“Vi ricordate di Anna – chiede –
quando qui passeggiava sul lungo lago
col suo vestito bianco come la neve
e la treccia nera sulla spalla?”
Gli occhi alza al cielo
verso quelle nubi pesanti, grevi
come gli anni trascorsi nella solitudine.
Annusa l’aria, ma ancora è presto
per avvertire l’odore dell’inverno
quello vero
perché il suo è ormai quasi finito.
“Anna, amore mio,
quanto tempo ci separa ancora?”
yama
LA PANCHINA SUL LAGO
La panchina sul lago
sotto al tiglio
quello con la corteccia incisa di fresco
da giovani cuori.
Un vecchio
si chiede se è cataratta
o foschia ad offuscare la vista
del vapore delle 16:00
che candido lascia la sua scia
come cigno gigante
sulle acque piatte.
Le dita nodose cercano
il pane vecchio
nella tasca slabbrata della giacca
mentre intorno si fanno le oche
come ogni sera
per le solite quattro chiacchiere.
“Vi ricordate di Anna – chiede –
quando qui passeggiava sul lungo lago
col suo vestito bianco come la neve
e la treccia nera sulla spalla?”
Gli occhi alza al cielo
verso quelle nubi pesanti, grevi
come gli anni trascorsi nella solitudine.
Annusa l’aria, ma ancora è presto
per avvertire l’odore dell’inverno
quello vero
perché il suo è ormai quasi finito.
“Anna, amore mio,
quanto tempo ci separa ancora?”
yama
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- poesia n. 633 del dicembre 2004
INVERNO SULLA SCOGLIERA
Candida neve che sovrappone i suoi cristalli
a quelli del sale, sulla scogliera del ricordo
dove immagini di ieri calano a coprire il gelo
coi lampi di sole della trascorsa estate.
Scende in silenzio, in fiocchi grandi
ad ovattare la musica inquieta della risacca
e a confondere le sagome dei gabbiani
rincantucciati su cengie protese sul mare
dai riflessi increspati d’azzurro e piombo.
Ma nella memoria
le immagini si perdono nel silenzio di oggi
nel quale ascolto il suo cadere lento lento
a cancellare il sale della stagione lontana
che se pur brillante di papaveri e ginestre
stenta a rimanere nei corridoi sempre più stretti
della memoria e come sarà per la neve al sole
svanirà
persa nello spettacolo di un mare mai domo
su questa scogliera immutata che anche oggi
veglia sui miei sogni.
YAMA
INVERNO SULLA SCOGLIERA
Candida neve che sovrappone i suoi cristalli
a quelli del sale, sulla scogliera del ricordo
dove immagini di ieri calano a coprire il gelo
coi lampi di sole della trascorsa estate.
Scende in silenzio, in fiocchi grandi
ad ovattare la musica inquieta della risacca
e a confondere le sagome dei gabbiani
rincantucciati su cengie protese sul mare
dai riflessi increspati d’azzurro e piombo.
Ma nella memoria
le immagini si perdono nel silenzio di oggi
nel quale ascolto il suo cadere lento lento
a cancellare il sale della stagione lontana
che se pur brillante di papaveri e ginestre
stenta a rimanere nei corridoi sempre più stretti
della memoria e come sarà per la neve al sole
svanirà
persa nello spettacolo di un mare mai domo
su questa scogliera immutata che anche oggi
veglia sui miei sogni.
YAMA
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- poesia n. 138 del settembre 2003
STASERA
Stasera ho voglia di te,
dopo il furore del giorno
ho voglia di tregua,
e di carezze leggere
che della tua presenza
sono il segno rassicurante.
Carezze tenere
veicolo d’affettuosi istinti
a suggello d’antico legame
e consolidata confidenza.
Carezze orgogliose
del ricambiato amore.
Carezze impertinenti
preludio di passione
e di profondi baci.
Carezze in cui perdersi,
tra coriandoli di tempo
e i mille colori
del nostro piacere.
yama
STASERA
Stasera ho voglia di te,
dopo il furore del giorno
ho voglia di tregua,
e di carezze leggere
che della tua presenza
sono il segno rassicurante.
Carezze tenere
veicolo d’affettuosi istinti
a suggello d’antico legame
e consolidata confidenza.
Carezze orgogliose
del ricambiato amore.
Carezze impertinenti
preludio di passione
e di profondi baci.
Carezze in cui perdersi,
tra coriandoli di tempo
e i mille colori
del nostro piacere.
yama
Ultima modifica di YAMA il 01/05/2006, 12:37, modificato 1 volta in totale.
- poesia n. 595 del settembre 2004
VOLANO FOGLIE
Volano foglie
perse nell’aria calda
di fine estate
strappate ancora vive
dalla malinconia.
tanka by yama
VOLANO FOGLIE
Volano foglie
perse nell’aria calda
di fine estate
strappate ancora vive
dalla malinconia.
tanka by yama
Ultima modifica di YAMA il 01/05/2006, 12:38, modificato 1 volta in totale.
- poesia n. 611 dell'ottobre 2004
SONO GIÀ TRE ANNI
“Sono già tre anni!”
Malinconia che hai vergato
su un ritaglio a quadretti
riposto in un astuccio.
Il tuo astuccio
un paio di matite per gli occhi
lo smalto, un rossetto secco
e quelle tre candeline azzurre
consumate chissà in quale festa.
L’astuccio a portata di mano
sul tuo comodino, che ha per sfondo
quella squallida, anonima, bianca
veranda che fa da ripostiglio
dove di nascosto (ma lo sanno tutti)
qualcuno va a tirare quattro lampi
da un mozzicone contrabbandato.
Li dove tutto puzza di disinfettante
dove le luci sono fioche
dove la tristezza si legge nelle rughe.
Li dove la malinconia è di casa
e sono già tre anni e un giorno
che non vengo più a cercarti.
yama
SONO GIÀ TRE ANNI
“Sono già tre anni!”
Malinconia che hai vergato
su un ritaglio a quadretti
riposto in un astuccio.
Il tuo astuccio
un paio di matite per gli occhi
lo smalto, un rossetto secco
e quelle tre candeline azzurre
consumate chissà in quale festa.
L’astuccio a portata di mano
sul tuo comodino, che ha per sfondo
quella squallida, anonima, bianca
veranda che fa da ripostiglio
dove di nascosto (ma lo sanno tutti)
qualcuno va a tirare quattro lampi
da un mozzicone contrabbandato.
Li dove tutto puzza di disinfettante
dove le luci sono fioche
dove la tristezza si legge nelle rughe.
Li dove la malinconia è di casa
e sono già tre anni e un giorno
che non vengo più a cercarti.
yama
Ultima modifica di YAMA il 01/05/2006, 12:38, modificato 1 volta in totale.
- poesia n. 601 del settembre 2004
UN AMORE IMPOSSIBILE
Tra fragranze di pane fresco
e profumo d’affettati
ti muovi con passi di danza
lievi e aggraziati
e tagli e calibri e incarti
tesori caseari d’ogni provenienza
e con delicatezza avvolgi
sorrentine snocciolate
e peperoni di Cosenza.
Sensuali mozzarelle
dai fianchi larghi fai maritare
a dolci prosciutti d’Appennino
e pozioni magiche
d’uova di beccaccia
distribuisci, munifica regina
a chi tende le sue braccia.
C’è chi ti vorrebbe in sposa
e il profumo delle tue mani
assaporare ogni mattino
per scatenare passioni
represse dall’avverso destino,
ma tu, come altera vergine
resti per lui solo un sogno mariuolo
imprigionato da una realtà matrigna
di glicemia e colesterolo.
yama
UN AMORE IMPOSSIBILE
Tra fragranze di pane fresco
e profumo d’affettati
ti muovi con passi di danza
lievi e aggraziati
e tagli e calibri e incarti
tesori caseari d’ogni provenienza
e con delicatezza avvolgi
sorrentine snocciolate
e peperoni di Cosenza.
Sensuali mozzarelle
dai fianchi larghi fai maritare
a dolci prosciutti d’Appennino
e pozioni magiche
d’uova di beccaccia
distribuisci, munifica regina
a chi tende le sue braccia.
C’è chi ti vorrebbe in sposa
e il profumo delle tue mani
assaporare ogni mattino
per scatenare passioni
represse dall’avverso destino,
ma tu, come altera vergine
resti per lui solo un sogno mariuolo
imprigionato da una realtà matrigna
di glicemia e colesterolo.
yama
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27/01/06
- poesia n. 345 del gennaio 2004
RICORDO, CON COLONNA SONORA
Vecchia canzone
di gioventù passata
consumata in istanti banali
qui assume sapori amari
tragicamente reali.
- - - - - - - - - - RE4 RE SI-
- - - - - - - - - - Son morto ch'ero bambino
- - - - - - - - - - SOL RE
- - - - - - - - - - son morto con altri cento
- - - - - - - - - - DO7+ RE
- - - - - - - - - - passato per un camino
- - - - - - - - - - LA4 LA RE
- - - - - - - - - - e ora sono nel vento
- - - - - - - - - - DO LA
Nella fresca mattina
sotto a un sole settembrino
anche la natura
sembra smorzare
i suoi canti
e i suoi colori
- - - - - - - - - - RE4 RE SI-
- - - - - - - - - - Ad Auschwitz c'era la neve
- - - - - - - - - - SOL RE
- - - - - - - - - - il fumo saliva lento
- - - - - - - - - - DO7+ RE
- - - - - - - - - - nei campi tante persone
- - - - - - - - - - LA4 LA RE
- - - - - - - - - - che ora sono nel vento
- - - - - - - - - - DO LA
Arbeit Macht Frei
passato il portale
il silenzio è tangibile
è quasi totale.
- - - - - - - - - - RE4 RE SI-
- - - - - - - - - - Nei campi tante persone
- - - - - - - - - - SOL RE
- - - - - - - - - - ma un solo grande silenzio
- - - - - - - - - - DO7+ RE
- - - - - - - - - - che strano non ho imparato
- - - - - - - - - - LA4 LA RE
- - - - - - - - - - a sorridere qui nel vento
- - - - - - - - - - DO LA
Dietro a spoglie finestre
ancora i volti emaciati
dagli occhi incavati.
- - - - - - - - - - RE4 RE SI-
- - - - - - - - - - Io chiedo come può un uomo
- - - - - - - - - - SOL RE
- - - - - - - - - - uccidere un suo fratello
- - - - - - - - - - DO7+ RE
- - - - - - - - - - eppure siamo a milioni
- - - - - - - - - - LA4 LA RE
- - - - - - - - - - in polvere qui nel vento
- - - - - - - - - - DO LA
Volti atrofizzati dal terrore
incapaci ormai
di esprimere ogni dolore.
- - - - - - - - - - RE4 RE SI-
- - - - - - - - - - Ancora tuona il cannone
- - - - - - - - - - SOL RE
- - - - - - - - - - ancora non è contenta
- - - - - - - - - - DO7+ RE
- - - - - - - - - - di sangue la bestia umana
- - - - - - - - - - LA4 LA RE
- - - - - - - - - - e ancora ci porta il vento
- - - - - - - - - - DO LA
Nei cubicoli dei dormitori
ancora la sofferenza
di corpi straziati
e di affetti strappati.
- - - - - - - - - - RE4 RE SI-
- - - - - - - - - - Io chiedo quando sarà
- - - - - - - - - - SOL RE
- - - - - - - - - - che un uomo potrà imparare
- - - - - - - - - - DO7+ RE
- - - - - - - - - - a vivere senza ammazzare
- - - - - - - - - - LA4 LA RE
- - - - - - - - - - e il vento si poserà.
Non c’è bisogno di poesie
per chiedersi quali piedi
calpestarono quella terra
quelle assi
quella polvere grigia
serve solo il cuore
per leggerne i nomi
ed il coraggio
di non dimenticare.
27 corrente mese
yama
RICORDO, CON COLONNA SONORA
Vecchia canzone
di gioventù passata
consumata in istanti banali
qui assume sapori amari
tragicamente reali.
- - - - - - - - - - RE4 RE SI-
- - - - - - - - - - Son morto ch'ero bambino
- - - - - - - - - - SOL RE
- - - - - - - - - - son morto con altri cento
- - - - - - - - - - DO7+ RE
- - - - - - - - - - passato per un camino
- - - - - - - - - - LA4 LA RE
- - - - - - - - - - e ora sono nel vento
- - - - - - - - - - DO LA
Nella fresca mattina
sotto a un sole settembrino
anche la natura
sembra smorzare
i suoi canti
e i suoi colori
- - - - - - - - - - RE4 RE SI-
- - - - - - - - - - Ad Auschwitz c'era la neve
- - - - - - - - - - SOL RE
- - - - - - - - - - il fumo saliva lento
- - - - - - - - - - DO7+ RE
- - - - - - - - - - nei campi tante persone
- - - - - - - - - - LA4 LA RE
- - - - - - - - - - che ora sono nel vento
- - - - - - - - - - DO LA
Arbeit Macht Frei
passato il portale
il silenzio è tangibile
è quasi totale.
- - - - - - - - - - RE4 RE SI-
- - - - - - - - - - Nei campi tante persone
- - - - - - - - - - SOL RE
- - - - - - - - - - ma un solo grande silenzio
- - - - - - - - - - DO7+ RE
- - - - - - - - - - che strano non ho imparato
- - - - - - - - - - LA4 LA RE
- - - - - - - - - - a sorridere qui nel vento
- - - - - - - - - - DO LA
Dietro a spoglie finestre
ancora i volti emaciati
dagli occhi incavati.
- - - - - - - - - - RE4 RE SI-
- - - - - - - - - - Io chiedo come può un uomo
- - - - - - - - - - SOL RE
- - - - - - - - - - uccidere un suo fratello
- - - - - - - - - - DO7+ RE
- - - - - - - - - - eppure siamo a milioni
- - - - - - - - - - LA4 LA RE
- - - - - - - - - - in polvere qui nel vento
- - - - - - - - - - DO LA
Volti atrofizzati dal terrore
incapaci ormai
di esprimere ogni dolore.
- - - - - - - - - - RE4 RE SI-
- - - - - - - - - - Ancora tuona il cannone
- - - - - - - - - - SOL RE
- - - - - - - - - - ancora non è contenta
- - - - - - - - - - DO7+ RE
- - - - - - - - - - di sangue la bestia umana
- - - - - - - - - - LA4 LA RE
- - - - - - - - - - e ancora ci porta il vento
- - - - - - - - - - DO LA
Nei cubicoli dei dormitori
ancora la sofferenza
di corpi straziati
e di affetti strappati.
- - - - - - - - - - RE4 RE SI-
- - - - - - - - - - Io chiedo quando sarà
- - - - - - - - - - SOL RE
- - - - - - - - - - che un uomo potrà imparare
- - - - - - - - - - DO7+ RE
- - - - - - - - - - a vivere senza ammazzare
- - - - - - - - - - LA4 LA RE
- - - - - - - - - - e il vento si poserà.
Non c’è bisogno di poesie
per chiedersi quali piedi
calpestarono quella terra
quelle assi
quella polvere grigia
serve solo il cuore
per leggerne i nomi
ed il coraggio
di non dimenticare.
27 corrente mese
yama
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LA PASSEGGIATA A MARE
- poesia n. 655 del febbraio 2005
LA PASSEGGIATA A MARE
Scivolano quiete le ore del pomeriggio
sulle panchine della passeggiata a mare.
Nella carezza del tiepido sole invernale
volti rugosi di vecchi quasi felici
col profumo del mare nel naso
e il blu negli occhi ancora capaci
di sognare
e viaggiare oltre quell’orizzonte dove
sicuramente la vita sarebbe stata altra cosa.
Così il giorno scorre tra parole sussurrate
e saluti accennati a volti noti di sconosciuti
amichevoli nel condiviso destino
anch’essi incantati da quel silenzio rotto solo
dal sommesso ciottolio dei sassi nella risacca.
yama
LA PASSEGGIATA A MARE
Scivolano quiete le ore del pomeriggio
sulle panchine della passeggiata a mare.
Nella carezza del tiepido sole invernale
volti rugosi di vecchi quasi felici
col profumo del mare nel naso
e il blu negli occhi ancora capaci
di sognare
e viaggiare oltre quell’orizzonte dove
sicuramente la vita sarebbe stata altra cosa.
Così il giorno scorre tra parole sussurrate
e saluti accennati a volti noti di sconosciuti
amichevoli nel condiviso destino
anch’essi incantati da quel silenzio rotto solo
dal sommesso ciottolio dei sassi nella risacca.
yama
Ultima modifica di YAMA il 01/05/2006, 12:40, modificato 1 volta in totale.