Gianni Regalzi
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Re: Gianni Regalzi
LA POLVERE DEL FUNGO
Trascina l’ala il colombo malato
e attorno tutto tace.
Case distrutte, echi di follie,
reliquie mute sparse
nei fetidi rigagnoli marciti.
Gabbiani stesi al sole ormai straniero
in questa baia tutta tinta a pece
mentre sull’onda specchiano malate
scaglie d’argento spente e arrugginite.
Pesa nell’aria il fumo
con la mortale polvere del fungo.
e non trascina più il colombo l’ala.
Alessandria, 4 Kheshvan 5775 (28/10/2014)
Gianni Regalzi
(da “Silenzi e Pensieri” dir.ris.)
Trascina l’ala il colombo malato
e attorno tutto tace.
Case distrutte, echi di follie,
reliquie mute sparse
nei fetidi rigagnoli marciti.
Gabbiani stesi al sole ormai straniero
in questa baia tutta tinta a pece
mentre sull’onda specchiano malate
scaglie d’argento spente e arrugginite.
Pesa nell’aria il fumo
con la mortale polvere del fungo.
e non trascina più il colombo l’ala.
Alessandria, 4 Kheshvan 5775 (28/10/2014)
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(da “Silenzi e Pensieri” dir.ris.)
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Re: Gianni Regalzi
LA LUNA
E l'acqua è ferma e fredda e cruda e nera,
soltanto un breve e timido riflesso,
La Luna.
Attorno tutto tace e avara luce
mi fa tremar le membra e cerco invano,
La Luna.
E tutto si fa vano, tutto è nulla,
ma nei miei vaghi anfratti di memoria
la vedo in cielo chiara che mi sfiora
e la sua molle ombra mi consola,
è proprio lì per me, questo è il suo nome,
La Luna.
Alessandria, 11 Kislev 5777 (11/12/216)
Gianni Regalzi
(da “Silenzi e Pensieri” dir.ris.)
E l'acqua è ferma e fredda e cruda e nera,
soltanto un breve e timido riflesso,
La Luna.
Attorno tutto tace e avara luce
mi fa tremar le membra e cerco invano,
La Luna.
E tutto si fa vano, tutto è nulla,
ma nei miei vaghi anfratti di memoria
la vedo in cielo chiara che mi sfiora
e la sua molle ombra mi consola,
è proprio lì per me, questo è il suo nome,
La Luna.
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Gianni Regalzi
(da “Silenzi e Pensieri” dir.ris.)
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Re: Gianni Regalzi
CIELO DOLENTE
Solo lamenti e pianto
in questo spazio sperso nell'ignoto.
Il sole non è più neanche un ricordo
e quella falce argento non è Luna.
La fredda pioggia bagna anche le ombre
che vagano dolenti, senza meta
e in alto scuro e pieno di dolore
pesa e ci annega un cielo
colmo e stracolmo d'erbe e di radici
Alessandria,10 Kheshvan 5777 (11/11/2016)
Gianni Regalzi
(da “Silenzi e Pensieri” dir.ris.)
Solo lamenti e pianto
in questo spazio sperso nell'ignoto.
Il sole non è più neanche un ricordo
e quella falce argento non è Luna.
La fredda pioggia bagna anche le ombre
che vagano dolenti, senza meta
e in alto scuro e pieno di dolore
pesa e ci annega un cielo
colmo e stracolmo d'erbe e di radici
Alessandria,10 Kheshvan 5777 (11/11/2016)
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Re: Gianni Regalzi
SONO UN RAGNO
Mi arrampico sui muri, sono un ragno
e con la pipa schiaccio mosche e vespe,
son certo che anche questo è un chiaro segno
che l'alba è ancor lontana e fredda e dura.
Ero un Signore, Principe del Regno,
ora con otto zampe mi altaleno
appeso alla mia bava e poi disegno
contorni astratti e vergo versi stanchi.
Il sole mi è nemico, vivo d'ombra
trascino le mie membra, ma nel seno
non ho né una grancassa né un tamburo,
ma un cuore di colore Arcobaleno.
Alessandria, 9, Kheshvan 5777 (10/11/2016)
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(da “Silenzi e Pensieri” dir.ris.)
Mi arrampico sui muri, sono un ragno
e con la pipa schiaccio mosche e vespe,
son certo che anche questo è un chiaro segno
che l'alba è ancor lontana e fredda e dura.
Ero un Signore, Principe del Regno,
ora con otto zampe mi altaleno
appeso alla mia bava e poi disegno
contorni astratti e vergo versi stanchi.
Il sole mi è nemico, vivo d'ombra
trascino le mie membra, ma nel seno
non ho né una grancassa né un tamburo,
ma un cuore di colore Arcobaleno.
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Re: Gianni Regalzi
Testo di Gianni Regalzi, Voce di Dan Spiz, (Attore) Video di Vincenzo Cantatore
https://www.facebook.com/danspinch/vide ... 1856890237
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Re: Gianni Regalzi
L'ECO DI UN'OMBRA
Nella penombra della mia cantina
il cassetto impazzito
mi sputa in faccia senza alcun pudore
tutto quello che un dì desideravo,
ma che il destino o il caso m'ha negato.
Uno stropicciato spartito musicale,
due corde di violino,
una penna stilografica
con l'inchiostro seccato,
un libro di poesie
con sottolineature in rosso e blu.
Non accendo la luce,
sarebbe troppo triste ed ho paura.
Mi siedo sulla sgualcita poltrona
poi chiedo gli occhi e sogno.
Mi appaiono i fantasmi del passato,
vestiti solamente di illusioni
e dalla scala buia
sento l'eco di un'ombra che mi chiama.
Inutilmente fingo di non sentire.
Alessandria, 6 Kislev 5777 (6/12/2016)
Gianni Regalzi
(da “Silenzi e Pensieri” dir.ris.)
Nella penombra della mia cantina
il cassetto impazzito
mi sputa in faccia senza alcun pudore
tutto quello che un dì desideravo,
ma che il destino o il caso m'ha negato.
Uno stropicciato spartito musicale,
due corde di violino,
una penna stilografica
con l'inchiostro seccato,
un libro di poesie
con sottolineature in rosso e blu.
Non accendo la luce,
sarebbe troppo triste ed ho paura.
Mi siedo sulla sgualcita poltrona
poi chiedo gli occhi e sogno.
Mi appaiono i fantasmi del passato,
vestiti solamente di illusioni
e dalla scala buia
sento l'eco di un'ombra che mi chiama.
Inutilmente fingo di non sentire.
Alessandria, 6 Kislev 5777 (6/12/2016)
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Re: Gianni Regalzi
VERTIGINE DI TIGLI
Vertigine di tigli, Le parlavo,
Lei ascoltava con sguardo rapito
e tutto il mondo attorno era silenzio.
Soltanto il verdeggiare delle foglie
accompagnava il suo respiro e il mio.
La sera era salita e l'aria mite
ci accarezzava con la mano lieve.
A Lei mi avvicinai, mi sorrideva,
ma poco a poco il fuoco di passione
arse come lava la nostra pelle.
Cercavo trepidante la rugiada
che solamente Lei poteva offrirmi.
Scomparve in un istante il suo sorriso,
d'intorno l'atmosfera di farfalla
si trasformò violenta in uragano.
Io non sapevo e Lei non lo sapeva
che in quell'Inferno c'era il Paradiso.
Rovente miele-ambrosia sconosciuta
fluivano dai fiori del peccato.
La notte se ne andò e il primo raggio
trovò soltanto l'alito dei tigli
e in mezzo al prato una farfalla spenta.
Alessandria, 11 dicembre 2012
Gianni Regalzi
(Da “Silenzi e Pensieri” dir.ris.)
Vertigine di tigli, Le parlavo,
Lei ascoltava con sguardo rapito
e tutto il mondo attorno era silenzio.
Soltanto il verdeggiare delle foglie
accompagnava il suo respiro e il mio.
La sera era salita e l'aria mite
ci accarezzava con la mano lieve.
A Lei mi avvicinai, mi sorrideva,
ma poco a poco il fuoco di passione
arse come lava la nostra pelle.
Cercavo trepidante la rugiada
che solamente Lei poteva offrirmi.
Scomparve in un istante il suo sorriso,
d'intorno l'atmosfera di farfalla
si trasformò violenta in uragano.
Io non sapevo e Lei non lo sapeva
che in quell'Inferno c'era il Paradiso.
Rovente miele-ambrosia sconosciuta
fluivano dai fiori del peccato.
La notte se ne andò e il primo raggio
trovò soltanto l'alito dei tigli
e in mezzo al prato una farfalla spenta.
Alessandria, 11 dicembre 2012
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Re: Gianni Regalzi
LA PORTA SENZA LUCE
Slegatemi, slegatemi le mani
voglio toccare il cielo non la tela.
La luce mai potrà forar quel muro,
quel muro maledetto BiancoLatte
che è nero, ancor più nero della notte.
A volte nella mente si riaccende
un volto conosciuto e lentamente
mi guarda, mi sorride e piano piano
si perde nell'affanno dei pensieri.
Sento una voce, un palpito, un profumo;
due labbra rosso fuoco mi ricordano
un tempo ormai lontano
che in mezzo a tante pene
mi dissero: "Ti voglio tanto bene".
Ora una strana quiete mi violenta,
qualcuno con un ago mi ferisce
e con lo sguardo perso all'infinito
ritorno in fondo al pozzo del silenzio.
Alessandria, 14 febbraio 2012
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(da “Silenzi e Pensieri” dir.ris.)
Slegatemi, slegatemi le mani
voglio toccare il cielo non la tela.
La luce mai potrà forar quel muro,
quel muro maledetto BiancoLatte
che è nero, ancor più nero della notte.
A volte nella mente si riaccende
un volto conosciuto e lentamente
mi guarda, mi sorride e piano piano
si perde nell'affanno dei pensieri.
Sento una voce, un palpito, un profumo;
due labbra rosso fuoco mi ricordano
un tempo ormai lontano
che in mezzo a tante pene
mi dissero: "Ti voglio tanto bene".
Ora una strana quiete mi violenta,
qualcuno con un ago mi ferisce
e con lo sguardo perso all'infinito
ritorno in fondo al pozzo del silenzio.
Alessandria, 14 febbraio 2012
Gianni Regalzi
(da “Silenzi e Pensieri” dir.ris.)
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Re: Gianni Regalzi
AU CIAR DI LIZARÓ
Chi ch’l’era cul fanciòt ch’u scuratlava
da la maten-na a sira ‘n piasa d’Armi
con i pé scuss e in aquilone russ?
Chi ch’l’era cul fanciòt che con la flece
l’andava a cacia ad rat co’l biji ‘d veder
an cula vègia curt co’l piónti el fiù?
Chi ch’l’era cul fanciòt che a riva Tani
l’andava a peschè ‘l ron-ni con la cana
e con j’arbüst al fava la gabana?
Chi ch’l’era cul fanciòt che a la nóc fónda
an cul siri d’istà sensa la leun-na
us ancantava au ciar di lisaró?
Am na viz propi pü, chi ch’l’è ch’a l’era,
però, scavónda ben ant la memoria
um smea ad vighmi me; mila ani fa.
Lisòndria, (Alessandria) 20 genaj 2013
Gianni Regalzi
(El fió del Bosch e l’anvud du Smói)
(Da "Silenzi e Pensieri" dir.ris.)
Traduzione
(La traduzione in lingua non rispetta nessuna metrica
mentre la versione in dialetto è interamente
composta da endesasillabi piani e tronchi)
AL LUME DELLE LUCCIOLE
Chi era quel bambino che correva/ dal mattino alla sera in piazza d’Armi/a piedi scalzi con un aquilone rosso?
Chi era quel bambino che con la fionda/andava a caccia dei topi con le biglie di vetro/in quel vecchio cortile con gli alberi e i fiori?
Chi era quel bambino che sulle rive del fiume Tanaro/andava a pescare le rane con la canna/e con le frasche si costruiva la capanna?
Chi era quel bambino cha a notte fonda/in quelle sere d’estate senza luna/si stupiva alla luce delle lucciole?
Non mi ricordo proprio più chi era/ma scavando bene nella memoria/mi sembra di riveder me stesso mille anni fa
Chi ch’l’era cul fanciòt ch’u scuratlava
da la maten-na a sira ‘n piasa d’Armi
con i pé scuss e in aquilone russ?
Chi ch’l’era cul fanciòt che con la flece
l’andava a cacia ad rat co’l biji ‘d veder
an cula vègia curt co’l piónti el fiù?
Chi ch’l’era cul fanciòt che a riva Tani
l’andava a peschè ‘l ron-ni con la cana
e con j’arbüst al fava la gabana?
Chi ch’l’era cul fanciòt che a la nóc fónda
an cul siri d’istà sensa la leun-na
us ancantava au ciar di lisaró?
Am na viz propi pü, chi ch’l’è ch’a l’era,
però, scavónda ben ant la memoria
um smea ad vighmi me; mila ani fa.
Lisòndria, (Alessandria) 20 genaj 2013
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(Da "Silenzi e Pensieri" dir.ris.)
Traduzione
(La traduzione in lingua non rispetta nessuna metrica
mentre la versione in dialetto è interamente
composta da endesasillabi piani e tronchi)
AL LUME DELLE LUCCIOLE
Chi era quel bambino che correva/ dal mattino alla sera in piazza d’Armi/a piedi scalzi con un aquilone rosso?
Chi era quel bambino che con la fionda/andava a caccia dei topi con le biglie di vetro/in quel vecchio cortile con gli alberi e i fiori?
Chi era quel bambino che sulle rive del fiume Tanaro/andava a pescare le rane con la canna/e con le frasche si costruiva la capanna?
Chi era quel bambino cha a notte fonda/in quelle sere d’estate senza luna/si stupiva alla luce delle lucciole?
Non mi ricordo proprio più chi era/ma scavando bene nella memoria/mi sembra di riveder me stesso mille anni fa
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Re: Gianni Regalzi
APPASSITO TRAMONTO
In quelle brevi aurore profumate
cercavo inutilmente la speranza
di cogliere il calor dell’orizzonte,
ma inesorabilmente l’infinito
lasciava alla mia mano una chimera.
Ora l’autunno bussa alla mia porta
e senza che la mente mia lo voglia,
col vento e con la sabbia dentro gli occhi
sento appassir di noia il mio tramonto.
Alessandria, 30 gennaio 2013
Gianni Regalzi
(Da “Silenzi e Pensieri” dir.ris.)
Traduzione in portoghese del mio Amico
Joao Francisco Carvalho
A PASSAGEM DE UM POR DO SOL
Naquela curta aurora perfumada
Eu tentei em vão na esperança
de captura o calor do horizonte,
Mas certamente o infinito
deixou a minha mão uma quimera.
Agora o outono está a bater à minha porta
e sem que minha mente o desejava ,
como o vento e areia nos olhos
me vejo agora passar o meu pôr do sol.
Alexandria, 30 de janeiro de 2013
Gianni Regalzi
(Da coleção "Silêncios e pensamentos")
In quelle brevi aurore profumate
cercavo inutilmente la speranza
di cogliere il calor dell’orizzonte,
ma inesorabilmente l’infinito
lasciava alla mia mano una chimera.
Ora l’autunno bussa alla mia porta
e senza che la mente mia lo voglia,
col vento e con la sabbia dentro gli occhi
sento appassir di noia il mio tramonto.
Alessandria, 30 gennaio 2013
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(Da “Silenzi e Pensieri” dir.ris.)
Traduzione in portoghese del mio Amico
Joao Francisco Carvalho
A PASSAGEM DE UM POR DO SOL
Naquela curta aurora perfumada
Eu tentei em vão na esperança
de captura o calor do horizonte,
Mas certamente o infinito
deixou a minha mão uma quimera.
Agora o outono está a bater à minha porta
e sem que minha mente o desejava ,
como o vento e areia nos olhos
me vejo agora passar o meu pôr do sol.
Alexandria, 30 de janeiro de 2013
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Re: Gianni Regalzi
BAGLIORI
(Haiku senza pretese)
Ad occidente
un altro giorno cade
chissà domani
-
Dammi la mano
regalami il tuo fiore
l’ombra ci attende
-
L’estate avvampa
profumo di ginestre
sole negli occhi
Alessandria, 9 agosto 2013
Gianni Regalzi
(Da “Silenzi e Pensieri” dir.ris.)
Traduzione in portoghese
del mio Amico brasiliano
Joao Francisco Carvalho
Reflexo- poema de Gianni Regalzi
para o oeste
mais um dia cai
quem sabe amanhã
-
Dê-me sua mão
da me sua flor
a sombra nos espera
-
As chamas de verão
cheiro de relva
sol no olho
Alexandria, 09 de agosto de 2013
Gianni Regalzi
(De "Silêncios e Pensamentos")
(Res dir.. Lei 633, de 1941)
In Tedesco dalla mia amica Rossana Amayomom
Rossana Amayomom
Leuchten- Gedicht von Gianni Regalzi
Im Westen fällt
wieder ein Tag,
morgen, wer weiß.
Gib mir Deine Hand,
schenk mir Deine Blume
der Schatten erwartet uns.
Der Sommer glüht
Ginsterduft
in den Augen die Sonne
Alessandria, 9 August 2013
Gianni Regalzi
(Da “Stille und Gedanken” dir.ris.)
(Haiku senza pretese)
Ad occidente
un altro giorno cade
chissà domani
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Dammi la mano
regalami il tuo fiore
l’ombra ci attende
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L’estate avvampa
profumo di ginestre
sole negli occhi
Alessandria, 9 agosto 2013
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(Da “Silenzi e Pensieri” dir.ris.)
Traduzione in portoghese
del mio Amico brasiliano
Joao Francisco Carvalho
Reflexo- poema de Gianni Regalzi
para o oeste
mais um dia cai
quem sabe amanhã
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Dê-me sua mão
da me sua flor
a sombra nos espera
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As chamas de verão
cheiro de relva
sol no olho
Alexandria, 09 de agosto de 2013
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(Res dir.. Lei 633, de 1941)
In Tedesco dalla mia amica Rossana Amayomom
Rossana Amayomom
Leuchten- Gedicht von Gianni Regalzi
Im Westen fällt
wieder ein Tag,
morgen, wer weiß.
Gib mir Deine Hand,
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der Schatten erwartet uns.
Der Sommer glüht
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Re: Gianni Regalzi
Giorno della Memoria. Per non dimenticare.
Testo di Gianni Regalzi, Voce, Video e Regia di Gianni Moi.
https://www.youtube.com/watch?v=F4P6KNZ ... SSvCck3V1I
Testo di Gianni Regalzi, Voce, Video e Regia di Gianni Moi.
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Re: Gianni Regalzi
SOVRANA DELLA NOTTE
Sovrana della notte, Dama Nera
che col Tuo divenire
cancelli ad ogni fiore il suo colore,
non sorgere dall’ombre
almeno fino a quando farà sera.
Alessandria, 17 marzo 2014 (5774)
Gianni Regalzi
(da “Silenzi e Pensieri “ dir.ris.)
Sovrana della notte, Dama Nera
che col Tuo divenire
cancelli ad ogni fiore il suo colore,
non sorgere dall’ombre
almeno fino a quando farà sera.
Alessandria, 17 marzo 2014 (5774)
Gianni Regalzi
(da “Silenzi e Pensieri “ dir.ris.)
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Re: Gianni Regalzi
U J’È PÜ ‘NZEUN CH’U C-ÜFLA
Só nent s’j’ei mai fac caz,
ma u j’è pü ‘nzeun cu c-üfla,
chissà a cmela mai.
‘Na vóta l’era tütt in atr’afari.
I c-üflavu s’ j’andavu an bicicleuta,
e cui ch’j’andavu a pé, col món ‘n sacocia
c-üflónda s’anviaravu a spasigè.
Us c-üflava con ‘n dì ‘n buca,
con dói dì, o ammch cól lavri.
A c-üflavu per andè a ciamè j’amis
an cul curt vègi,
a c-üflavu per fè sorti la muruza
e a c-üflavu perché a j’eru tücc cuntent.
Ecco perché u j’è pü ‘nzeun ch’u c-üfla,
perché ‘na vóta a j’eru an po-pi alegher.
Au dì d’ancó u j’è ben poch da reji,
t’at uardi antur, ammach di murgnatlón
e gent sgarbaja.
Fanciot, as punto chi, pensumiji ben,
fermumnsi ‘na minü,
tiruma in bèl repir
e fuma ‘na c-iflada bèl’alegra
e forse al mónd antur an po’ us culura.
Lisòndria, 29 genaj 2014 (5774)
Gianni Regalzi
Traduzione. NON C’E’ PIU’ NESSUNO CHE ZUFFOLA
Non so se avete fatto caso/ma non c’è più nessuno che zufola/chissà come mai/Una volta era tutta un’altra cosa./Zufolava chi andava in bicicletta/e quelli a piedi, con le mani in tasca/zufolando andavano a passeggio./Si zufolava con un dito in bocca/con due dita o solamente con le labbra/Zufolavamo per chiamare gli amici/in quei vecchi cortili/zufolavamo per chiamare la morosa/e zufolavamo perché eravamo contenti./Ecco perché non c’è più nessuno che zufola/perché un tempo eravamo contenti della vita/Oggi c’è ben poco per essere allegri/guardando attorno, soltanto musi lunghi/e gente sgarbata./Ragazzi, a questo punto pensiamoci bene/ fermiamoci un istante/facciamo un bel respiro/ zufoliamo allegramente/e forse il mondo intorno un poco si colorerà.
P.S.: La traduzione in lingua priva il brano della musicalità propria
dell’originale in dialetto.
Só nent s’j’ei mai fac caz,
ma u j’è pü ‘nzeun cu c-üfla,
chissà a cmela mai.
‘Na vóta l’era tütt in atr’afari.
I c-üflavu s’ j’andavu an bicicleuta,
e cui ch’j’andavu a pé, col món ‘n sacocia
c-üflónda s’anviaravu a spasigè.
Us c-üflava con ‘n dì ‘n buca,
con dói dì, o ammch cól lavri.
A c-üflavu per andè a ciamè j’amis
an cul curt vègi,
a c-üflavu per fè sorti la muruza
e a c-üflavu perché a j’eru tücc cuntent.
Ecco perché u j’è pü ‘nzeun ch’u c-üfla,
perché ‘na vóta a j’eru an po-pi alegher.
Au dì d’ancó u j’è ben poch da reji,
t’at uardi antur, ammach di murgnatlón
e gent sgarbaja.
Fanciot, as punto chi, pensumiji ben,
fermumnsi ‘na minü,
tiruma in bèl repir
e fuma ‘na c-iflada bèl’alegra
e forse al mónd antur an po’ us culura.
Lisòndria, 29 genaj 2014 (5774)
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Traduzione. NON C’E’ PIU’ NESSUNO CHE ZUFFOLA
Non so se avete fatto caso/ma non c’è più nessuno che zufola/chissà come mai/Una volta era tutta un’altra cosa./Zufolava chi andava in bicicletta/e quelli a piedi, con le mani in tasca/zufolando andavano a passeggio./Si zufolava con un dito in bocca/con due dita o solamente con le labbra/Zufolavamo per chiamare gli amici/in quei vecchi cortili/zufolavamo per chiamare la morosa/e zufolavamo perché eravamo contenti./Ecco perché non c’è più nessuno che zufola/perché un tempo eravamo contenti della vita/Oggi c’è ben poco per essere allegri/guardando attorno, soltanto musi lunghi/e gente sgarbata./Ragazzi, a questo punto pensiamoci bene/ fermiamoci un istante/facciamo un bel respiro/ zufoliamo allegramente/e forse il mondo intorno un poco si colorerà.
P.S.: La traduzione in lingua priva il brano della musicalità propria
dell’originale in dialetto.
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Re: Gianni Regalzi
DESERTA E’ LA CITTA’
(Sonetto)
Deserta è la città ed il mio sguardo
s’affanna senza posa per cercare
qualcosa che mi rechi quel ricordo
che m’ero imposto di dimenticare.
Muta innanzi a me m'appar la via,
solo fantasmi, solo sconosciuti;
ho nella mente tanta nostalgia
e scorrono a rilento i miei minuti.
Foglia d’autunno secca come il sale
la fredda terra ti farà da culla,
anch’io tacerò il profondo male
e a capo chino tornerò nel nulla.
Mai primavera a quella sarà uguale
e il tempo che m’avanza, già s’annulla.
Alessandria, giugno 2005
Gianni Regalzi
(da "Silenzi e Pensieri" dir.ris.)
(Sonetto)
Deserta è la città ed il mio sguardo
s’affanna senza posa per cercare
qualcosa che mi rechi quel ricordo
che m’ero imposto di dimenticare.
Muta innanzi a me m'appar la via,
solo fantasmi, solo sconosciuti;
ho nella mente tanta nostalgia
e scorrono a rilento i miei minuti.
Foglia d’autunno secca come il sale
la fredda terra ti farà da culla,
anch’io tacerò il profondo male
e a capo chino tornerò nel nulla.
Mai primavera a quella sarà uguale
e il tempo che m’avanza, già s’annulla.
Alessandria, giugno 2005
Gianni Regalzi
(da "Silenzi e Pensieri" dir.ris.)