il vino
rosso all’occhio/dolcezza al bevitore/
il suo corpo arde in Spagna/
il suo aroma tocca l’India/
langue nella caraffa/attende
di scioglierti la bocca/di illuminarti il palato/
di celebrare un mistero nella tua testa/
il disgraziato che ha ancora cuore/
sangue nel cuore/mescolato
a lacrime/solleva
la caraffa/proibisce le pene
col sangue di un popolo di grappoli/
gira la caraffa/passa
da una mano al calore di altra mano/
come se ogni amico
lustrasse una faccia del diamante/
___________________________
Il mio cuore
Il mio cuore. Cuore indomito,
cuore pulsante.
In questo mio tumulto del cuore,
mentre aspetto, mentre ti aspetto,
tutte le finestre sono aperte:
entra la luce, entra il vento e sbatte gli scuri.
In lontananza, il mare.
___________________________
dove
in quali tenebre t’avvolgi?/
non parlo con te/non mi ascolti parlare/
non ti respiro/non ti vedo/mi forgiano
le martellate della tua assenza/
sempre ti amerò/sempre
i miei versi dolenti di te
dirò in solitudine/come se tu fossi
frutta tenuta in segreto/
cieca sotto la gonna
di una bimba/sperduta nella sua memoria/
in fuga/
triste del suo rossore
Juan Gelman
Juan Gelman, RIP
Moderatori: Luca Necciai, ito nami
Re: Juan Gelman
Giornalismo
alla mattina alle dieci gli impiegati della giustizia
si misero a urlare contro l’ingiustizia del loro magro salario
alle undici si scoprirono certe manovre delittuose
alle dodici il partito democratico borghese confermò di essere democratico e borghese
ci fu un concorso in municipio
crebbe la carestia di vita
si pranzò in generale in maniche di camicia di fronte a un buon vino
la legge organica della polizia non soffrì di grandi varianti
all’una alle due del pomeriggio sotto la gloria del gran giorno
altre città del paese ricordarono i loro fondatori i loro banditi
gli enti locali promossero decisioni contrarie
il sud continuò al sud
il presidente alle quattro ricevette il suo decimo magnate del petrolio
alle cinque mi scocciai
però alle sei ti vidi
dopo tanti anni ti vidi alle sei e mi turbai come un bimbo
il passato saliva come i tuoi dolci seni
ed erano le sei di una dolcezza come un violento oblio
ora ci sono delle lentiggini sul tuo collo e la tua voce era attuale
di modo che alle sette non facevi più notizia
cominciava il crepuscolo
usciva la gente dal lavoro
cresceva la carestia di vita
si scoprivano nuove manovre delittuose
in lungo e in largo nel paese
____________________________
Mi Buenos Aires Querido
a Julio Gerchunoff
Seduto al bordo di una sedia sfondata,
Ubriaco, malato, quasi vivo,
Scrivo versi previamente pianti
Per la città dove sono nato.
Bisogna catturarli.
Anche qui
Sono nati dolci figli miei
Che in tutto questo dolore ti addolciscono con bellezza.
Bisogna imparare a resistere.
Nè ad andarsene
Nè a rimanere.
A resistere.
Anche se di sicuro
Ci sarà ancor più dolore e oblio.
(© Ediciones La rosa blindada, Buenos Aires 1962
traduzione di Marco Castellani)
alla mattina alle dieci gli impiegati della giustizia
si misero a urlare contro l’ingiustizia del loro magro salario
alle undici si scoprirono certe manovre delittuose
alle dodici il partito democratico borghese confermò di essere democratico e borghese
ci fu un concorso in municipio
crebbe la carestia di vita
si pranzò in generale in maniche di camicia di fronte a un buon vino
la legge organica della polizia non soffrì di grandi varianti
all’una alle due del pomeriggio sotto la gloria del gran giorno
altre città del paese ricordarono i loro fondatori i loro banditi
gli enti locali promossero decisioni contrarie
il sud continuò al sud
il presidente alle quattro ricevette il suo decimo magnate del petrolio
alle cinque mi scocciai
però alle sei ti vidi
dopo tanti anni ti vidi alle sei e mi turbai come un bimbo
il passato saliva come i tuoi dolci seni
ed erano le sei di una dolcezza come un violento oblio
ora ci sono delle lentiggini sul tuo collo e la tua voce era attuale
di modo che alle sette non facevi più notizia
cominciava il crepuscolo
usciva la gente dal lavoro
cresceva la carestia di vita
si scoprivano nuove manovre delittuose
in lungo e in largo nel paese
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Mi Buenos Aires Querido
a Julio Gerchunoff
Seduto al bordo di una sedia sfondata,
Ubriaco, malato, quasi vivo,
Scrivo versi previamente pianti
Per la città dove sono nato.
Bisogna catturarli.
Anche qui
Sono nati dolci figli miei
Che in tutto questo dolore ti addolciscono con bellezza.
Bisogna imparare a resistere.
Nè ad andarsene
Nè a rimanere.
A resistere.
Anche se di sicuro
Ci sarà ancor più dolore e oblio.
(© Ediciones La rosa blindada, Buenos Aires 1962
traduzione di Marco Castellani)
Re: Juan Gelman
"Poesia"
di Juan Gelman
Giovedì passato nell'atmosfera amichevole
della tua conversazione. Sulla tovaglia,
i dolci piatti, il coltello all'erta,
la voglia di mangiare.
La voglia pure di mangiare un poco,
di tutto, di qualunque cosa, di niente.
Di piangere tagliando la cipolla
e di ridere giusto nel cucchiaio.
Le tue mani esperte, tiepide di verdura,
ed il grembiule che sempre si rovina
proprio lì, però che rabbia!
Di nuovo hanno aumentato il pane, eh? Che problema!
Che problema, moglie mia, che problema,
toccare l'aria di questo giovedì pulito!
Guardarsi il petto scandalo di vita!
Sentire nel tuo ventre il figlio come cresce!
E il resto, lo aggiusteremo poco a poco.
La poesia è un albero senza foglie che dà ombra. (J.G.)
http://www.juangelman.net
di Juan Gelman
Giovedì passato nell'atmosfera amichevole
della tua conversazione. Sulla tovaglia,
i dolci piatti, il coltello all'erta,
la voglia di mangiare.
La voglia pure di mangiare un poco,
di tutto, di qualunque cosa, di niente.
Di piangere tagliando la cipolla
e di ridere giusto nel cucchiaio.
Le tue mani esperte, tiepide di verdura,
ed il grembiule che sempre si rovina
proprio lì, però che rabbia!
Di nuovo hanno aumentato il pane, eh? Che problema!
Che problema, moglie mia, che problema,
toccare l'aria di questo giovedì pulito!
Guardarsi il petto scandalo di vita!
Sentire nel tuo ventre il figlio come cresce!
E il resto, lo aggiusteremo poco a poco.
La poesia è un albero senza foglie che dà ombra. (J.G.)
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##--------> MILA
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