Yama
Moderatori: Luca Necciai, ito nami
- poesia n.38 del dicembre 2002
CRISALIDE
Ardenti sguardi
indugiano languidamente
quali emblemi d’intenti
su morbide forme
e labbra turgide.
Auspicio di carezze
che nell’incipienza della sera,
siano traccia e segno
di durature trame
e di rotte che incrociano
luna e amore.
Carezze di mani arroganti
che alleggeriscono l’anima
e leniscono tristezza.
Motivo d’assordanti sospiri,
d’esigenza d’affetti
e manifesto di passione.
Baci indomiti
ed abbracci di fuoco
che siano di crisalide
trasformazione
e nascita di donna.
yama
CRISALIDE
Ardenti sguardi
indugiano languidamente
quali emblemi d’intenti
su morbide forme
e labbra turgide.
Auspicio di carezze
che nell’incipienza della sera,
siano traccia e segno
di durature trame
e di rotte che incrociano
luna e amore.
Carezze di mani arroganti
che alleggeriscono l’anima
e leniscono tristezza.
Motivo d’assordanti sospiri,
d’esigenza d’affetti
e manifesto di passione.
Baci indomiti
ed abbracci di fuoco
che siano di crisalide
trasformazione
e nascita di donna.
yama
- poesia n.39 del dicembre 2002
CONCHIGLIE
Come conchiglie
da risacca
sulla riva abbandonate
sono per te oggi
i miei pensieri.
Gusci vuoti
che di sbiancata
memoria hanno l’aspetto,
privi di vita
o d’alcun affetto.
Gusci che del colore
solo un ricordo vago
ancor trattengono
e del lucore di vita
neanche quello.
Gusci …
che di gioia di sguardi
furono esca,
e di colori e sorrisi arditi
furono l’incanto;
che con profumo
di mare e di vita
ressero di passione
il confronto,
e d’amore furono vanto.
Oggi quei gusci,
insolati e asciutti,
vaghi e sbiancati,
del dolce sentire
più non sono dimora,
ma casa e orpello
di affamate mosche
che lezzo attrae
come funesto boccone
di amaro rimpianto.
yama
CONCHIGLIE
Come conchiglie
da risacca
sulla riva abbandonate
sono per te oggi
i miei pensieri.
Gusci vuoti
che di sbiancata
memoria hanno l’aspetto,
privi di vita
o d’alcun affetto.
Gusci che del colore
solo un ricordo vago
ancor trattengono
e del lucore di vita
neanche quello.
Gusci …
che di gioia di sguardi
furono esca,
e di colori e sorrisi arditi
furono l’incanto;
che con profumo
di mare e di vita
ressero di passione
il confronto,
e d’amore furono vanto.
Oggi quei gusci,
insolati e asciutti,
vaghi e sbiancati,
del dolce sentire
più non sono dimora,
ma casa e orpello
di affamate mosche
che lezzo attrae
come funesto boccone
di amaro rimpianto.
yama
- poesia n.40 del dicembre 2002
MEMORIA
Con occhi profondi
che del vuoto sono colmi,
scruto lontani orizzonti
striati di grigio.
Nel rifiuto del rimpianto,
mi volgo a vegliare ricordi
di perse occasioni
e di memorie antiche,
di gioie durature e fugaci
e di brucianti dolori,
di trepidanti attese
e di cocenti delusioni.
Nel ricordare mi scuoto,
per memoria di vita vissuta
e fino alla fine bevuta,
che col suo canto appaga.
Mi basta chiudere gli occhi
per rivedere casa
e i volti antichi di chi
d’affetto mi avvolse.
Mi basta chiudere gli occhi
per risentire nel naso
i dolci odori di
luoghi lontani.
Mi basta chiudere gli occhi
per vedere il tuo volto
e le tue mani sentire
sul mio corpo.
Mi basta chiudere gli occhi
per sentire sulla mia pelle
della tua il calore
e delle tue labbra la passione,
come morbido fiore
che i petali dischiude
per donare il suo nettare
e dissetare aride labbra.
Mi basta poco
per rivedere gli occhi profondi,
fatti di limpido cristallo,
del nostro arbusto
che quale vigoroso albero
già nelle sembianze appare,
saldo nel pensare
e dolce nel sognare.
Ma ora gli occhi riapro,
per assaporare tutto,
finché l’ultimo granello
da clessidra non vedrò calare.
yama
MEMORIA
Con occhi profondi
che del vuoto sono colmi,
scruto lontani orizzonti
striati di grigio.
Nel rifiuto del rimpianto,
mi volgo a vegliare ricordi
di perse occasioni
e di memorie antiche,
di gioie durature e fugaci
e di brucianti dolori,
di trepidanti attese
e di cocenti delusioni.
Nel ricordare mi scuoto,
per memoria di vita vissuta
e fino alla fine bevuta,
che col suo canto appaga.
Mi basta chiudere gli occhi
per rivedere casa
e i volti antichi di chi
d’affetto mi avvolse.
Mi basta chiudere gli occhi
per risentire nel naso
i dolci odori di
luoghi lontani.
Mi basta chiudere gli occhi
per vedere il tuo volto
e le tue mani sentire
sul mio corpo.
Mi basta chiudere gli occhi
per sentire sulla mia pelle
della tua il calore
e delle tue labbra la passione,
come morbido fiore
che i petali dischiude
per donare il suo nettare
e dissetare aride labbra.
Mi basta poco
per rivedere gli occhi profondi,
fatti di limpido cristallo,
del nostro arbusto
che quale vigoroso albero
già nelle sembianze appare,
saldo nel pensare
e dolce nel sognare.
Ma ora gli occhi riapro,
per assaporare tutto,
finché l’ultimo granello
da clessidra non vedrò calare.
yama
- poesia n.41 del dicembre 2002
CHISSÀ …
Mi basta sentire una canzone
per rivedere dei tuoi occhi
la luce e lo splendore.
Mi basta sentire un profumo
per riassaporare della tua pelle
morbidezza e calore.
Mi basta sentire un sapore
per riassaggiare delle tue labbra
il gusto dell’amore.
Mi basta aprire gli occhi
perché tutto sfugga,
come tu dalla mia vita.
Mi basta aprire la mente
per rivedere l’attese inutili
e l’illusione tradita.
Ma mi basta aprire il cuore
per sentire musica tornare
e con essa … chissà …
yama
CHISSÀ …
Mi basta sentire una canzone
per rivedere dei tuoi occhi
la luce e lo splendore.
Mi basta sentire un profumo
per riassaporare della tua pelle
morbidezza e calore.
Mi basta sentire un sapore
per riassaggiare delle tue labbra
il gusto dell’amore.
Mi basta aprire gli occhi
perché tutto sfugga,
come tu dalla mia vita.
Mi basta aprire la mente
per rivedere l’attese inutili
e l’illusione tradita.
Ma mi basta aprire il cuore
per sentire musica tornare
e con essa … chissà …
yama
spaesamento
Caro Yama(ma perchè il dio della morte?)
vedo che come me ti senti un pò spaesato e rassegnato forzatamente(nella tua bella e appassionata lirica A PASSI LENTI).Da questa mia leggerai la mia simile problematica psicologica.
- Ovunque esotico-
Nato nell'eroica/città di Speri,presto/ dalla ligure Superba/ebbi amata impronta./
Poi il destino mi volle/in quella del santo di Myra./Tutte care città,ma/ora,ovunque/
esotico mi sento,e solo/stelle e mitici pianeti/mi si costellano consueti.
Ungaretti si sentiva un pò come noi.
In nessuna/ parte di terra/mi posso/accasare.
Bravo in tutte le tue liriche.
Cordialmente
Gilberto Fanfani alias Ito Nami
vedo che come me ti senti un pò spaesato e rassegnato forzatamente(nella tua bella e appassionata lirica A PASSI LENTI).Da questa mia leggerai la mia simile problematica psicologica.
- Ovunque esotico-
Nato nell'eroica/città di Speri,presto/ dalla ligure Superba/ebbi amata impronta./
Poi il destino mi volle/in quella del santo di Myra./Tutte care città,ma/ora,ovunque/
esotico mi sento,e solo/stelle e mitici pianeti/mi si costellano consueti.
Ungaretti si sentiva un pò come noi.
In nessuna/ parte di terra/mi posso/accasare.
Bravo in tutte le tue liriche.
Cordialmente
Gilberto Fanfani alias Ito Nami
- POESIA N. 43 DEL DICEMBRE 2002
CACCIATRICE
Ho tentato di dirti
che tua voce volentieri avrei ascoltato
e tu, senza pensarci, mi hai telefonato,
ma voce del cuor volevo sentire
e tu non me l’hai fatta udire.
Ho tentato di dirti
che il tuo amore attendevo fremente
e tu un albergo hai prenotato impaziente,
ma amor più solido cercavo
e tu solo l’effimero piacere m’hai donato.
Anima mia catturar volevi,
senza nulla ceder oltre la pelle
e l’ansimar protratto fino alle stelle,
come se appagamento estremo fosse furore
e non il contorno al sentir del cuore.
Come se d’uomo e donna,
qual vacuo costrutto sol l’odor contasse,
di evoluzioni e solo sesso fai matasse.
Quale esca offri amor, nelle tue stanze,
colmo solo di fredde e vuote speranze.
L’anima mia però trappola sfugge
e via vola, senza alcun rimpianto,
lasciando solo una lacrima,
di triste pietà sentita,
per il tuo vuoto pianto.
yama
CACCIATRICE
Ho tentato di dirti
che tua voce volentieri avrei ascoltato
e tu, senza pensarci, mi hai telefonato,
ma voce del cuor volevo sentire
e tu non me l’hai fatta udire.
Ho tentato di dirti
che il tuo amore attendevo fremente
e tu un albergo hai prenotato impaziente,
ma amor più solido cercavo
e tu solo l’effimero piacere m’hai donato.
Anima mia catturar volevi,
senza nulla ceder oltre la pelle
e l’ansimar protratto fino alle stelle,
come se appagamento estremo fosse furore
e non il contorno al sentir del cuore.
Come se d’uomo e donna,
qual vacuo costrutto sol l’odor contasse,
di evoluzioni e solo sesso fai matasse.
Quale esca offri amor, nelle tue stanze,
colmo solo di fredde e vuote speranze.
L’anima mia però trappola sfugge
e via vola, senza alcun rimpianto,
lasciando solo una lacrima,
di triste pietà sentita,
per il tuo vuoto pianto.
yama
- poesia n. 69 del marzo 2003
FEBBRAIO
Avrei voluto baciarti,
come se quel lontano febbraio
non fosse ancora finito.
Avrei voluto vedere
le tue palpebre socchiuse
e sentire la carezza delle tue mani.
Avrei voluto vedere
le tue labbra dischiudersi
nel momento dolce dell’affanno
e avrei voluto sentire ancora
l’avvolgente pressione
dei tuoi caldi baci
e ancora specchiarmi,
e ancora perdermi,
nel tuo forte sguardo,
falsa maschera
d’irreale durezza
che mai fu veramente tua,
come in quel lontano febbraio,
in quell’inverno
del mio libero cuore.
yama
FEBBRAIO
Avrei voluto baciarti,
come se quel lontano febbraio
non fosse ancora finito.
Avrei voluto vedere
le tue palpebre socchiuse
e sentire la carezza delle tue mani.
Avrei voluto vedere
le tue labbra dischiudersi
nel momento dolce dell’affanno
e avrei voluto sentire ancora
l’avvolgente pressione
dei tuoi caldi baci
e ancora specchiarmi,
e ancora perdermi,
nel tuo forte sguardo,
falsa maschera
d’irreale durezza
che mai fu veramente tua,
come in quel lontano febbraio,
in quell’inverno
del mio libero cuore.
yama
- poesia n. 44 del dicembre 2002
VECCHIE CANZONI
Vecchie canzoni invadono l’aria
come tremule foglie, dal vento portate,
mi parlano di te, di una trascorsa estate
mi parlano di mare e d’una vita temeraria.
Vecchie canzoni che aleggiano inquiete,
a raccontare del cuor l’inganno
fatto di sguardi, creatori d’affanno,
che scatenano dell’anima la sete.
Sete di carezze ardite, bruciate in un anno,
sogno di passioni e di giochi che dell’amore,
sapore creano e gioia al cuore danno.
Vecchie musiche che sanno d’estate,
che come i tuoi occhi, son piene d’ardore,
e al cuore cantan di notti infuocate.
yama
VECCHIE CANZONI
Vecchie canzoni invadono l’aria
come tremule foglie, dal vento portate,
mi parlano di te, di una trascorsa estate
mi parlano di mare e d’una vita temeraria.
Vecchie canzoni che aleggiano inquiete,
a raccontare del cuor l’inganno
fatto di sguardi, creatori d’affanno,
che scatenano dell’anima la sete.
Sete di carezze ardite, bruciate in un anno,
sogno di passioni e di giochi che dell’amore,
sapore creano e gioia al cuore danno.
Vecchie musiche che sanno d’estate,
che come i tuoi occhi, son piene d’ardore,
e al cuore cantan di notti infuocate.
yama
- poesia n.46 del dicembre 2002
DA INVERNO A PRIMAVERA (in haiku)
Solitario io
spando freddo e neve
sono inverno.
Esco nel gelo,
ammiro il tuo volto,
sento calore.
Fuoco si avvia.
Morbido su me il tuo
bel corpo lieve
vita trasfonde
e gioia palpitante
amore richiama.
Il tuo calore,
gelo scioglie e cuore
vivo riscalda.
Mia primavera,
profumata di fiori,
tu mi uccidi.
yama
DA INVERNO A PRIMAVERA (in haiku)
Solitario io
spando freddo e neve
sono inverno.
Esco nel gelo,
ammiro il tuo volto,
sento calore.
Fuoco si avvia.
Morbido su me il tuo
bel corpo lieve
vita trasfonde
e gioia palpitante
amore richiama.
Il tuo calore,
gelo scioglie e cuore
vivo riscalda.
Mia primavera,
profumata di fiori,
tu mi uccidi.
yama
- poesia n. 124 dell'agosto del 2003
VORREI
Vorrei tornare
nel bosco dei desideri,
dove incontrai il mio destino,
di sogni negati,
di speranze vane,
ed ambizioni irrisolte.
Vorrei tornare
tra quelle mura antiche,
dove rinchiudere,
le urla silenti del mio dolore
e lacrime asciugare
e bere al pozzo dell’oblio.
Vorrei tornare
nel giardino dell’erba voglio,
per riscoprire che cosa vale
e ritrovare possibilità di vita
e nuovi sogni,
da giocare ancora,
al tavolo verde
della mia esistenza,
yama
VORREI
Vorrei tornare
nel bosco dei desideri,
dove incontrai il mio destino,
di sogni negati,
di speranze vane,
ed ambizioni irrisolte.
Vorrei tornare
tra quelle mura antiche,
dove rinchiudere,
le urla silenti del mio dolore
e lacrime asciugare
e bere al pozzo dell’oblio.
Vorrei tornare
nel giardino dell’erba voglio,
per riscoprire che cosa vale
e ritrovare possibilità di vita
e nuovi sogni,
da giocare ancora,
al tavolo verde
della mia esistenza,
yama
- poesia n. 602 del settembre 2004
RILETTURA DI UN NASO
Ma tu, Cyrano
con la storia del naso ci marciavi.
Vecchio ubriacone iracondo!
Con bell’arte esibivi la protuberanza
come dei glutei fa la meretrice
e altro non attendevi che uno sguardo
anche lieve, solo sfiorato, impacciato
timido
e tanto bastava, alla terza caraffa di vino,
per metter mano al ferro e sfogare
tutto il tuo rancore sul malcapitato tapino.
E Rossana poi?
Rossana la bella, Rossana la dolce
Rossana di qua, Rossana di la
in barba ad ogni tua romantica illusione
voleva solo verificare la deduzione
impertinente
se all’attributo tuo vistoso
altro più occulto ne fosse controparte.
Rossana … la cortigiana!
Così anche stasera, al terzo tracannare
hai attaccato la solita filippica e
spada in mano
ti sei messo a poetare ignaro
del tuo tempo ormai finito
e gran stupore è apparso
nel tuo sguardo appannato
quando al fin della licenza
“lui”
ha affondato la sua lama e
“tu”
sei stato il toccato.
Così ora giaci in quest’ultimi istanti
s’un pavimento lercio di taverna a cercare
del finale quella mancata rima
e ti rendi conto solo ora
di quanto è stata vana tua vita.
yama
RILETTURA DI UN NASO
Ma tu, Cyrano
con la storia del naso ci marciavi.
Vecchio ubriacone iracondo!
Con bell’arte esibivi la protuberanza
come dei glutei fa la meretrice
e altro non attendevi che uno sguardo
anche lieve, solo sfiorato, impacciato
timido
e tanto bastava, alla terza caraffa di vino,
per metter mano al ferro e sfogare
tutto il tuo rancore sul malcapitato tapino.
E Rossana poi?
Rossana la bella, Rossana la dolce
Rossana di qua, Rossana di la
in barba ad ogni tua romantica illusione
voleva solo verificare la deduzione
impertinente
se all’attributo tuo vistoso
altro più occulto ne fosse controparte.
Rossana … la cortigiana!
Così anche stasera, al terzo tracannare
hai attaccato la solita filippica e
spada in mano
ti sei messo a poetare ignaro
del tuo tempo ormai finito
e gran stupore è apparso
nel tuo sguardo appannato
quando al fin della licenza
“lui”
ha affondato la sua lama e
“tu”
sei stato il toccato.
Così ora giaci in quest’ultimi istanti
s’un pavimento lercio di taverna a cercare
del finale quella mancata rima
e ti rendi conto solo ora
di quanto è stata vana tua vita.
yama
- poesia n.794 del maggio 2006 (remake di una poesia del settembre 2003)
FORESTE
Sentieri accoglienti m’accompagnano
tra silenziose ombre dal sole incise.
Ombre fresche, profumate di vita,
dove lo spirito corre nella gioia di perdersi.
Foreste amiche che di scoperte e meraviglia
i miei passi segnate con immagini serene.
Rifugi dell’anima e del cuore
a voi vorrò tornare nel giorno della quiete
quando cesserà la tempesta e, nuvola avvolgente,
intreccerò con le mie spire le vostre fronde
come un eterno amante.
yama
FORESTE
Sentieri accoglienti m’accompagnano
tra silenziose ombre dal sole incise.
Ombre fresche, profumate di vita,
dove lo spirito corre nella gioia di perdersi.
Foreste amiche che di scoperte e meraviglia
i miei passi segnate con immagini serene.
Rifugi dell’anima e del cuore
a voi vorrò tornare nel giorno della quiete
quando cesserà la tempesta e, nuvola avvolgente,
intreccerò con le mie spire le vostre fronde
come un eterno amante.
yama
- poesia n. 672 dell'aprile 2005
RELOADING DREAMS
Dove la campagna si getta nel mare
e il bosco è macchia
lì è la mia terra selvatica e deserta.
Dove ruderi di torri e casolari abbandonati
sono dispersi tra l’erica e la saggina
e il profumo dei fiori sa di salmastro,
là ritrovo la mia primavera.
Su quelle sabbie lunghe incrostate di sale
bordate dalla linea scura della pineta
su quel confine
tra il cielo dei gabbiani e il regno del falco
mi fermo a respirare
reloading dreams
a rigenerare pensieri che ora come allora
amo.
yama
RELOADING DREAMS
Dove la campagna si getta nel mare
e il bosco è macchia
lì è la mia terra selvatica e deserta.
Dove ruderi di torri e casolari abbandonati
sono dispersi tra l’erica e la saggina
e il profumo dei fiori sa di salmastro,
là ritrovo la mia primavera.
Su quelle sabbie lunghe incrostate di sale
bordate dalla linea scura della pineta
su quel confine
tra il cielo dei gabbiani e il regno del falco
mi fermo a respirare
reloading dreams
a rigenerare pensieri che ora come allora
amo.
yama
Ultima modifica di YAMA il 16/06/2006, 11:26, modificato 1 volta in totale.
- poesia n. 613 dell'ottobre 2004
NULLA DI NUOVO DA BAGHDAD
Sciacalli
(di tutto il mondo uniti)
s’avventano sulle spoglie del vinto
mentre lo scorpione
intinge l’unghia nel fiele
per disegnare ghirigori d’odio
sui muri di una città straziata
che chiama martiri gli assassini
ed assassini i martiri
nel timore degli ossessi di un dio pazzo
che donano sfogo alla rabbiosa felicità
di chi a casa, si mantiene
davanti a comode tavole imbandite
su tovaglie d’arcobaleno
munte come mucche d’alpeggio
e soffia sul rancore nostrano
chiamando partigiani
anche le bestie e gli animali.
Tanto non c’è problema
anche da Baghdad nulla di nuovo
alla fin fine il dolore non è che un mezzo
basta che del barile sia più comodo
il prezzo.
yama
NULLA DI NUOVO DA BAGHDAD
Sciacalli
(di tutto il mondo uniti)
s’avventano sulle spoglie del vinto
mentre lo scorpione
intinge l’unghia nel fiele
per disegnare ghirigori d’odio
sui muri di una città straziata
che chiama martiri gli assassini
ed assassini i martiri
nel timore degli ossessi di un dio pazzo
che donano sfogo alla rabbiosa felicità
di chi a casa, si mantiene
davanti a comode tavole imbandite
su tovaglie d’arcobaleno
munte come mucche d’alpeggio
e soffia sul rancore nostrano
chiamando partigiani
anche le bestie e gli animali.
Tanto non c’è problema
anche da Baghdad nulla di nuovo
alla fin fine il dolore non è che un mezzo
basta che del barile sia più comodo
il prezzo.
yama