Roberto Pazzi
Inviato: 03/12/2023, 12:40
Donne scalze
Degli uomini mi piace apprendere
il numero delle scarpe,
i vini preferiti,
gli anni che avevano
quando han fatto l’amore
la prima volta e se ricordano a che ora,
la posa in cui s’ addormentano da soli,
dove rammentano di essere stati felici
tanto da non voler più uscire dalla stanza,
che eroe della Storia vorrebbero essere
recitando una parte,
che nome darebbero al loro cane,
se temono di rompere gli specchi,
se quando guidano troppo forte
e passano col rosso,
ricordano mai se hanno lasciato istruzioni
per mettere o non mettere
alla loro salma le scarpe
di cui mi hanno rivelato il numero.
Delle donne invece mi piace sapere,
se cantano volentieri da sole,
che cosa cantano di solito,
se ricordano gli oggetti della stanza
dove hanno fatto l’amore la prima volta,
con quale attore della storia del cinema
avrebbero voluto passare una notte,
se la bugia che le ha salvate da un guaio
ora me la potrebbero raccontare,
se amano il loro nome
e come avrebbero voluto chiamarsi,
se a loro non è mai piaciuto.
E se vorrebbero la borsetta nella bara
– delle scarpe non chiederei nulla,
non mi parrebbero necessarie
come agli uomini, per frenarne l’impeto
di correre nella morte,
le scalze farebbero meno rumore e meno paura
tornando una notte a casa,
dove le amano ancora,
senza semafori e limiti da violare.
______________
Il mio niente
Oggi verrei a casa tua,
farei questo lungo viaggio
solo per infilare questi versi
nella fessura sotto la porta,
non potrei rompere
il divieto di rivederci.
Niente, vorrei dirti,
solo questo niente.
Fu detto già tutto.
Da quando ci siamo separati
sopravviviamo,
siamo la rovina di quel tempo.
Ma questo mio niente dopo di te
mi sostiene e si rafforza,
cresce bene con gli anni,
si fa grande, muta la voce,
non vuole più stare con me,
esce sempre più spesso
a cercare altro niente,
inutilmente bello come fui.
I nostri occhi han fissato il sole,
non guardano più,
ricordano di aver visto.
A che servirebbe rivederti ?
Perderei il mio niente.
Di tutte le cose che potevo fare
ho sempre scelto una sola,
monco di troppe vite non fatte
tu sei il Niente che mi ha scelto.
E ti appartengo sempre.
_______________
L’eretico
Non ero nato per vivere nell’ombra,
ho dovuto subirla,
ma di quali doni ricompensa
splendere nell’oscurità !
La gioia della meraviglia
se qualcuno mi scopre
e si prende il merito della scoperta,
il sollievo di aver già in partenza
deposto l’affanno di salire,
la risorsa di uno spreco delle ore
da gran signore del tempo,
la libertà di camminar fra chi corre,
la leggerezza di saltare corsia
non appena scorgo la fila
del buon senso,
lo spettacolo della vita
da fuori campo, fuori linea,
eretico da niente,
che gioca coi segnali delle parole,
e inaugura mondi
con gli alberi dalla chioma
sotto terra e le radici per aria,
a prendere confidenza
con gli errori del vecchio Dio,
che non ci vede più bene
e si lascia suggerire
dal diavolo le forme che non vede,
( il diavolo sono io ).
Roberto Pazzi
(1946 - 2023)
http://it.wikipedia.org/wiki/Roberto_Pazzi
Degli uomini mi piace apprendere
il numero delle scarpe,
i vini preferiti,
gli anni che avevano
quando han fatto l’amore
la prima volta e se ricordano a che ora,
la posa in cui s’ addormentano da soli,
dove rammentano di essere stati felici
tanto da non voler più uscire dalla stanza,
che eroe della Storia vorrebbero essere
recitando una parte,
che nome darebbero al loro cane,
se temono di rompere gli specchi,
se quando guidano troppo forte
e passano col rosso,
ricordano mai se hanno lasciato istruzioni
per mettere o non mettere
alla loro salma le scarpe
di cui mi hanno rivelato il numero.
Delle donne invece mi piace sapere,
se cantano volentieri da sole,
che cosa cantano di solito,
se ricordano gli oggetti della stanza
dove hanno fatto l’amore la prima volta,
con quale attore della storia del cinema
avrebbero voluto passare una notte,
se la bugia che le ha salvate da un guaio
ora me la potrebbero raccontare,
se amano il loro nome
e come avrebbero voluto chiamarsi,
se a loro non è mai piaciuto.
E se vorrebbero la borsetta nella bara
– delle scarpe non chiederei nulla,
non mi parrebbero necessarie
come agli uomini, per frenarne l’impeto
di correre nella morte,
le scalze farebbero meno rumore e meno paura
tornando una notte a casa,
dove le amano ancora,
senza semafori e limiti da violare.
______________
Il mio niente
Oggi verrei a casa tua,
farei questo lungo viaggio
solo per infilare questi versi
nella fessura sotto la porta,
non potrei rompere
il divieto di rivederci.
Niente, vorrei dirti,
solo questo niente.
Fu detto già tutto.
Da quando ci siamo separati
sopravviviamo,
siamo la rovina di quel tempo.
Ma questo mio niente dopo di te
mi sostiene e si rafforza,
cresce bene con gli anni,
si fa grande, muta la voce,
non vuole più stare con me,
esce sempre più spesso
a cercare altro niente,
inutilmente bello come fui.
I nostri occhi han fissato il sole,
non guardano più,
ricordano di aver visto.
A che servirebbe rivederti ?
Perderei il mio niente.
Di tutte le cose che potevo fare
ho sempre scelto una sola,
monco di troppe vite non fatte
tu sei il Niente che mi ha scelto.
E ti appartengo sempre.
_______________
L’eretico
Non ero nato per vivere nell’ombra,
ho dovuto subirla,
ma di quali doni ricompensa
splendere nell’oscurità !
La gioia della meraviglia
se qualcuno mi scopre
e si prende il merito della scoperta,
il sollievo di aver già in partenza
deposto l’affanno di salire,
la risorsa di uno spreco delle ore
da gran signore del tempo,
la libertà di camminar fra chi corre,
la leggerezza di saltare corsia
non appena scorgo la fila
del buon senso,
lo spettacolo della vita
da fuori campo, fuori linea,
eretico da niente,
che gioca coi segnali delle parole,
e inaugura mondi
con gli alberi dalla chioma
sotto terra e le radici per aria,
a prendere confidenza
con gli errori del vecchio Dio,
che non ci vede più bene
e si lascia suggerire
dal diavolo le forme che non vede,
( il diavolo sono io ).
Roberto Pazzi
(1946 - 2023)
http://it.wikipedia.org/wiki/Roberto_Pazzi