Antonio
Inviato: 09/10/2018, 16:56
[b]Dove[/b]
Cheto era il brusio all’entrata del cinema.
Un film farmacopolizzato sull’amore.
Tra la beatitudine generale a volte capitava che ne uscissero parecchi di questi e contemporaneamente.
Le giuste spezie mescolate permettevano ai cardinali di rilasciare autografi.
Sul red carpet facevano a gara ad appoggiare la testa sui passati papi della pellicola.
Anche le altre cose non andavano male.
Le piste da ballo i parcheggi e le aiuole - saldate con le monete dentro il cappello del mendicante - chiedevano solo dei ritocchi.
I tumulti erano per le quadre di calcio e mai per ottenere delle precauzioni per svelare le bugie.
Le fattorie verticali promettevano territori per la vendetta dei boschi e la cibernetica l’algoritmo della felicità
Gli infiniti impicci ruotavano nella lavatrice insieme alla disoccupazione, le malattie, i lutti che potessero far dimenticare quelli precedenti.
Nel cestello dell’indifferenziato dall’oblò apparivano per scomparire anche i 162 paesi che spendevano i 14mila miliardi di dollari per le armi.
Andava come sempre andava qui.
Noia, amor proprio, famiglia, diete e qualche volta in parrocchia.
Confini vicini sempre più marcati
quelli lontani slabbrati.
E l’urlo: “Cattivo tu! No! Tu!”
Cattivo tu!
Tu! Cattivo!
Tu!
Tu!
Tu!
Tu!
Tu!
Tu!
Tuuu! Tuuu! Tuuu! Tuuu! Tuuu! Tuuu!
(Poi …………………………………………… silenzio)
“Signore potreste spiegarmi…”
“Spiegarti! Cosa? Quello che diranno?”
“No! Quello che hanno detto prima”
“Che faceva molto caldo… oh! l’afa era insopportabile”
“No! Prima!”
“Prima quando?”
“Prima che gli scoppi illuminassero il cielo… prima che nei campi di granoturco ci fossero le buche… prima… quando avevo la casa. Ho sentito dire “riunire i resti”
“I resti di cosa?”
“Mi sembra delle braccia delle teste e delle gambe…”
“Adesso non pensare a queste cose… bisogna arrivare”
“Dove?”
Cheto era il brusio all’entrata del cinema.
Un film farmacopolizzato sull’amore.
Tra la beatitudine generale a volte capitava che ne uscissero parecchi di questi e contemporaneamente.
Le giuste spezie mescolate permettevano ai cardinali di rilasciare autografi.
Sul red carpet facevano a gara ad appoggiare la testa sui passati papi della pellicola.
Anche le altre cose non andavano male.
Le piste da ballo i parcheggi e le aiuole - saldate con le monete dentro il cappello del mendicante - chiedevano solo dei ritocchi.
I tumulti erano per le quadre di calcio e mai per ottenere delle precauzioni per svelare le bugie.
Le fattorie verticali promettevano territori per la vendetta dei boschi e la cibernetica l’algoritmo della felicità
Gli infiniti impicci ruotavano nella lavatrice insieme alla disoccupazione, le malattie, i lutti che potessero far dimenticare quelli precedenti.
Nel cestello dell’indifferenziato dall’oblò apparivano per scomparire anche i 162 paesi che spendevano i 14mila miliardi di dollari per le armi.
Andava come sempre andava qui.
Noia, amor proprio, famiglia, diete e qualche volta in parrocchia.
Confini vicini sempre più marcati
quelli lontani slabbrati.
E l’urlo: “Cattivo tu! No! Tu!”
Cattivo tu!
Tu! Cattivo!
Tu!
Tu!
Tu!
Tu!
Tu!
Tu!
Tuuu! Tuuu! Tuuu! Tuuu! Tuuu! Tuuu!
(Poi …………………………………………… silenzio)
“Signore potreste spiegarmi…”
“Spiegarti! Cosa? Quello che diranno?”
“No! Quello che hanno detto prima”
“Che faceva molto caldo… oh! l’afa era insopportabile”
“No! Prima!”
“Prima quando?”
“Prima che gli scoppi illuminassero il cielo… prima che nei campi di granoturco ci fossero le buche… prima… quando avevo la casa. Ho sentito dire “riunire i resti”
“I resti di cosa?”
“Mi sembra delle braccia delle teste e delle gambe…”
“Adesso non pensare a queste cose… bisogna arrivare”
“Dove?”