Gianni Regalzi
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MALVAGIO SPECCHIO
Dimmi, dov’è finita la luce ?
Solo fredda ombra sull’umida parete.
Fantasma fatuo – danzante delirio,
gelido presagio d’un tormentato domani.
Quest’eclissi infinita che m’annega la mente,
questo vortice buio che mi travolge l’anima,
quest’assenza di luce che gela il mio cuore,
avranno mai fine?
O malvagio specchio, te lo ordino:
…ridammi la mia luce!
Alessandria, 19 Marzo 2004 (Anno Ebraico 5764)
Gianni Regalzi
Dimmi, dov’è finita la luce ?
Solo fredda ombra sull’umida parete.
Fantasma fatuo – danzante delirio,
gelido presagio d’un tormentato domani.
Quest’eclissi infinita che m’annega la mente,
questo vortice buio che mi travolge l’anima,
quest’assenza di luce che gela il mio cuore,
avranno mai fine?
O malvagio specchio, te lo ordino:
…ridammi la mia luce!
Alessandria, 19 Marzo 2004 (Anno Ebraico 5764)
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IL TUO VELENO E’ PACE
Non può morir quest’anima
ebbra della tua essenza,
stordita dal delirio,
stracolma di speranza.
Quest’anima non paga
d’un tuo sfuggente sguardo
o d’un gelido saluto.
Il tuo silenzio è voce,
il tuo silenzio è luce,
il tuo silenzio è oblio,
il tuo veleno è pace.
Alessandria, 2 Dicembre 2005
Gianni Regalzi
Non può morir quest’anima
ebbra della tua essenza,
stordita dal delirio,
stracolma di speranza.
Quest’anima non paga
d’un tuo sfuggente sguardo
o d’un gelido saluto.
Il tuo silenzio è voce,
il tuo silenzio è luce,
il tuo silenzio è oblio,
il tuo veleno è pace.
Alessandria, 2 Dicembre 2005
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L'ALITO DEL TUO FANTASMA
Quando respirerai l'alito del tuo fantasma
dai fatui riflessi d'uno specchio arrugginito,
forse capirei i tuoi "Perché".
Alessandria, 12 Novembre 2008
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Quando respirerai l'alito del tuo fantasma
dai fatui riflessi d'uno specchio arrugginito,
forse capirei i tuoi "Perché".
Alessandria, 12 Novembre 2008
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LA RISPOSTA
Qual’ è la risposta.
Dov’è la risposta.
La devo trovare,
la devo trovare per forza.
A volte m’appare vicina
celata soltanto da un velo,
a volte murata dal gelo
d’un granitico muro di noia.
La vedo vicina e lontana,
la sento, mi preme e mi sfugge.
Ho aperto la porta;
la porta del sogno…Chissà.
Alessandria, 4 Aprile 2007
Gianni Regalzi
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Qual’ è la risposta.
Dov’è la risposta.
La devo trovare,
la devo trovare per forza.
A volte m’appare vicina
celata soltanto da un velo,
a volte murata dal gelo
d’un granitico muro di noia.
La vedo vicina e lontana,
la sento, mi preme e mi sfugge.
Ho aperto la porta;
la porta del sogno…Chissà.
Alessandria, 4 Aprile 2007
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PROFUMA COME ROSA LA TUA BOCCA
Profuma come rosa la tua bocca,
candida la tua pelle come neve
il desiderio mio ormai trabocca,
e la mia vita rende molto greve.
Tu sei preziosa ed io sono cocciuto
m’hai sempre detto No, ma io insisto,
non mi rassegnerò al tuo rifiuto,
qualunque cosa fai, io non desisto.
Tu sei cerbiatta ed io son cacciatore,
celata sempre stai nella boscaglia,
ma prima o poi ti ferirò nel cuore.
Ora lo sai che non mi puoi sfuggire
tieniti pronta a dar dura battaglia
sappi che senza te, potrei morire.
Alessandria, 2 Dicembre 2005
Gianni Regalzi
(L'ultimo menestrel dal longo crine)
Profuma come rosa la tua bocca,
candida la tua pelle come neve
il desiderio mio ormai trabocca,
e la mia vita rende molto greve.
Tu sei preziosa ed io sono cocciuto
m’hai sempre detto No, ma io insisto,
non mi rassegnerò al tuo rifiuto,
qualunque cosa fai, io non desisto.
Tu sei cerbiatta ed io son cacciatore,
celata sempre stai nella boscaglia,
ma prima o poi ti ferirò nel cuore.
Ora lo sai che non mi puoi sfuggire
tieniti pronta a dar dura battaglia
sappi che senza te, potrei morire.
Alessandria, 2 Dicembre 2005
Gianni Regalzi
(L'ultimo menestrel dal longo crine)
Ultima modifica di Gianni Regalzi il 13/11/2008, 11:45, modificato 1 volta in totale.
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DONNA FATAL DI NERO VEL VESTITA
Donna fatal di nero vel vestita
è dolce come il miele la tua pelle,
io sogno di sfiorati e la mia vita
s’illumina di luce come stelle.
T’immagino sdraiata in mezzo a un prato
su tulipani e rose come letto
e questo desiderio mio sognato,
trafigge come lama il mio intelletto.
Neri come l’inferno i tuoi capelli
chiara la pelle tua come la luna
lascia che la mia mente s’arrovelli,
dopo di te, non voglio più nessuna.
Cotanta brama mi ferisce il cuore
e la mia vita non ha più valore
se non è riscaldata dal tuo amore.
Alessandria, 8 Novembre 2005
Gianni Regalzi
Donna fatal di nero vel vestita
è dolce come il miele la tua pelle,
io sogno di sfiorati e la mia vita
s’illumina di luce come stelle.
T’immagino sdraiata in mezzo a un prato
su tulipani e rose come letto
e questo desiderio mio sognato,
trafigge come lama il mio intelletto.
Neri come l’inferno i tuoi capelli
chiara la pelle tua come la luna
lascia che la mia mente s’arrovelli,
dopo di te, non voglio più nessuna.
Cotanta brama mi ferisce il cuore
e la mia vita non ha più valore
se non è riscaldata dal tuo amore.
Alessandria, 8 Novembre 2005
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NELL’OMBRA LA QUIETE
In questo silenzio di luce
ritrovo la pace
che il sole m’aveva negato.
Quel sole maligno e tiranno
che sempre t’illude
mostrando le cose più belle
per poi massacrarle
con spade roventi d’inferno.
Il sole è fatua speranza,
nell’ombra la quiete.
La luce ti mostra i colori;
miraggio d’un sogno
che subito a sera svanisce.
Rimane la voglia, il delirio,
rimane il dolore.
Ti resta soltanto il pensiero
che i sogni più belli
vivranno per sempre e soltanto
nell’ombra fantasma del cuore.
Alessandria, 9 Agosto 2005
Gianni Regalzi
In questo silenzio di luce
ritrovo la pace
che il sole m’aveva negato.
Quel sole maligno e tiranno
che sempre t’illude
mostrando le cose più belle
per poi massacrarle
con spade roventi d’inferno.
Il sole è fatua speranza,
nell’ombra la quiete.
La luce ti mostra i colori;
miraggio d’un sogno
che subito a sera svanisce.
Rimane la voglia, il delirio,
rimane il dolore.
Ti resta soltanto il pensiero
che i sogni più belli
vivranno per sempre e soltanto
nell’ombra fantasma del cuore.
Alessandria, 9 Agosto 2005
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VOLA IL PENSIER MIO
Vola il pensier mio quando il tramonto
rosseggia ad occidente e dolce e fioco
mi libera la mente da quel manto
ridandomi il sereno per un poco.
Pesante manto opaco di paure
che il sole coi suoi raggi mi rimembra,
non chiare luci; fredde ombre scure
da rendere macigni le mie membra.
Chissa se un giorno l'Astro potrà darmi
per un momento solo quella Pace
sfilando dal mio senno le sue armi,
rendendo amica mia la sua Face,
scaldando per un poco le mie carni
come soltanto Lui ne è capace.
Alessandria, 2004
Gianni Regalzi
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gianni.regalzi@libero.it
Vola il pensier mio quando il tramonto
rosseggia ad occidente e dolce e fioco
mi libera la mente da quel manto
ridandomi il sereno per un poco.
Pesante manto opaco di paure
che il sole coi suoi raggi mi rimembra,
non chiare luci; fredde ombre scure
da rendere macigni le mie membra.
Chissa se un giorno l'Astro potrà darmi
per un momento solo quella Pace
sfilando dal mio senno le sue armi,
rendendo amica mia la sua Face,
scaldando per un poco le mie carni
come soltanto Lui ne è capace.
Alessandria, 2004
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DOVE MI PORTA IL SOLE
Dove mi porta il sole
ché m'ha insegnato il Sale
la vita cosa vale
non serve più sperar.
Ripenso al tenpo andato
all'albe di speranza
al seme di sapienza
al lieto e dolce amar.
Ora il mio giorno è buio
la notte il petto preme
svanita è la mia speme
non posso più cantar.
Mi guardo nello spechhio
e sento freddo al cuore
non vedo più quel fiore
che mi facea volar.
Alessandria, 14 Novembre 2008
Gianni Regalzi
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gianni.regalzi@libero.it
Dove mi porta il sole
ché m'ha insegnato il Sale
la vita cosa vale
non serve più sperar.
Ripenso al tenpo andato
all'albe di speranza
al seme di sapienza
al lieto e dolce amar.
Ora il mio giorno è buio
la notte il petto preme
svanita è la mia speme
non posso più cantar.
Mi guardo nello spechhio
e sento freddo al cuore
non vedo più quel fiore
che mi facea volar.
Alessandria, 14 Novembre 2008
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ERA DI MARZO
Era di marzo quando Tu d'incanto
violenta sei scoppiata nel mio cuore
eri leggera dolce profumata
e subito ho sentito quel languore.
Come la lava brucia ciò che tocca
mutando le sembianze ad ogni cosa,
così il tuo sorriso e la tua bocca
arder m'han fatto il cuore senza posa.
Ora l'inverno ha spento quella voce
ha tolto ad ogni fiore il suo colore
e sempre più pesante è questa croce.
Non voglio più pensare a quel momento,
troppo opprimente ormai è il mio dolore
e disumano è questo mio tormento.
Alessandria, Inverno 2004
Gianni Regalzi
http://xoomer.virgilio.it/gianniregalzi/
gianni.regalzi@libero.it
Era di marzo quando Tu d'incanto
violenta sei scoppiata nel mio cuore
eri leggera dolce profumata
e subito ho sentito quel languore.
Come la lava brucia ciò che tocca
mutando le sembianze ad ogni cosa,
così il tuo sorriso e la tua bocca
arder m'han fatto il cuore senza posa.
Ora l'inverno ha spento quella voce
ha tolto ad ogni fiore il suo colore
e sempre più pesante è questa croce.
Non voglio più pensare a quel momento,
troppo opprimente ormai è il mio dolore
e disumano è questo mio tormento.
Alessandria, Inverno 2004
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DA QUELLO SGUARDO GIUNTO DA LONTANO
Da quello sguardo giunto da lontano,
da luoghi sconosciuti,
dal grembo dove sempre sorge l’astro:
raccolgo tenerezza.
Profonda tenerezza che mi dona
un poco della quiete
che tanto dà ristoro alla mia mente.
La rinsecchita foglia
travolta ormai da tempo da tormenta,
nella tua fresca roggia
ritrova per incanto il suo vigore.
E come armonia sparge il sole
con tutti i suoi colori
quando tramonta il dì a poco a poco,
così la tua fragranza misteriosa:
celeste melodia,
fa crescer nel mio cuor purpurea rosa.
Alessandria, 16 Febbraio 2006
Gianni Regalzi
Da quello sguardo giunto da lontano,
da luoghi sconosciuti,
dal grembo dove sempre sorge l’astro:
raccolgo tenerezza.
Profonda tenerezza che mi dona
un poco della quiete
che tanto dà ristoro alla mia mente.
La rinsecchita foglia
travolta ormai da tempo da tormenta,
nella tua fresca roggia
ritrova per incanto il suo vigore.
E come armonia sparge il sole
con tutti i suoi colori
quando tramonta il dì a poco a poco,
così la tua fragranza misteriosa:
celeste melodia,
fa crescer nel mio cuor purpurea rosa.
Alessandria, 16 Febbraio 2006
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