Gio R.

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Moderatori: Luca Necciai, ito nami

Gio R.
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Re: Gio R.

Messaggio da Gio R. »

Molto interessante il tuo commento perché comunque la malinconia che io ci vedevo ancor più che di spleen era di quella per cui "[...] il naufragar m'è dolce in questo mare".
Certo c'è la nostalgia provocata misteriosamente dall'ignoto cui ero splancato dal cominciare di un nuovo giorno e dal finire di un altro (la foschia della notte), ma la sfida interessante per me stava nell'umida ora: è lì che vivo, nel presente, che tuttavia è misterioso (impalpabile). Ancor più che spleenetico volevo qualcosa di metafisico. Se possibile illuminato (ho cercato le macchie di colore nei fiori di stagione che preferisco, anche se proprio loro chiamano nell'aria il sentimento cogitabondo).
Gio R.
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Re: Gio R.

Messaggio da Gio R. »

(prima stesura non rimata ma attenta a rimandi fonici e assonantici interni, metro libero)
Anafora di quattro "boja" del tormento e lor descrizione, cui segue l'effetto che hanno sull'animo e alla fine, in tutta quell'orgia che annichilisce sia la ragione sia i sensi, uno di quei sensi annebbiati, forse senza accorgersene, s'alza verso l'infinito a segno che l'uomo è ben più dell'abisso di tormento che gli è imposto da una parte ma che dall'altra accetta.

APNEA


L’ORRORE traspirava affrettando
la formicolante schiera di pensieri
rigurgitati dalla tenebra nefasta
dello sperduto labirinto del cuore;

LA MENZOGNA che cede al fragore
degli applausi di un pubblico che tasta
cieco nella sua ombra l’abominio
gorgogliante del peccato che l’ha vinto;

L’ARSURA che sfonda i cancelli
dell’animo, dal fato prima compagna,
cancellando ogni rantolo e vani
facendo gli ultimi voleri speranzosi;

IL DUBBIO che simile a millenario
albero attecchisce sui capziosi
ragionamenti che strangola e irretisce,
di genere vario sono i suoi armamenti;

Non s’attardano a mormorare osceni
propositi all’orecchio disattento e crudo
delle leggi alte sopra umano concetto
annidandosi nelle pieghe dei cervelli

E grugniscono monche parole e strane
ma l’animo convulso l’intende bramando
l’alito di ogni lettera che sul labbro
lusinghiero si scioglie e si mesce come nettare

Che termina nel palato di una bocca
ansante che gusta il suo peccato e sospira
lasciando l’estreme sue ultime forze
avviluppate nei veli d’afa del suo corpo

Mentre gli occhi, che fin al lor distacco
dalla bolgia che di sensazioni ribolle
ancor chiusi si celavano, balzan di scatto,
su, ancor incoscienti, verso il cielo e le stelle.
ito nami
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Re: Gio R.

Messaggio da ito nami »

Un brano di prosìmetro:prosa e poesia,insomma un pezzo di Vita Nova,per intenderci.
Prima le ragioni della poesia e dell'autore,alias il commento dell'autore in merito.Poi i versi.
Mi rimane ben poco da dire,se non che l'esperimento è perfettamente riuscito,e non mi resta che congratularmi.

L'apnea,io che praticavo per andare in profondità a prendere poveri pesci,non mi destava i 4 boia,ma solo guardingo interesse.L'attenzione era sempre doppia:per la preda e per le condizioni fisiologiche relative alla necessità di ossigeno.Le prime non dovevano mai venire dopo le seconde.Mai superare i limiti per non perdere la preda.Importante era non perdere la vita.
ito nami
Gio R.
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Re: Gio R.

Messaggio da Gio R. »

Andiamo più su velleità montaliane questa volta.
Metro: endecasillabo, doppio settenario (alessandrino), endecasillabo.
Rima sciolta ma, ancora, i rimandi fonici e simbolismo della dinamica dei gesti e dei simboli.

La collana


Tocchi col dito la tua collana,
Tutt’intorno la tiri
Scorre sul polso e giri
Le sue perle truci di ossidiana.

Basso il viso declini dall’opaco
Pomeriggio all’amara
Vitrea lucentezza
Oscura, riflessa nei tuoi riflessi.

Il brillio, solo tuo, turchese
Di vivace intelletto
Vide già il mio spirito,
Negletto, arrendersi a sue pretese?

Hanno altro colore, invece, le perle
Che tieni ma non vesti:
Oceani adombrati
Nascosti or fra le mani ed ora esposti.

Finirà forse questa fumida afa
Di un giorno fermo e preso
Dall’ansito sospeso
Fra labbra che non san dir e son morse.
Gio R.
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Re: Gio R.

Messaggio da Gio R. »

Work in progress.

Nulla più m’attrae della stagnante
fossa dove il viso mio specchiavo
fisso nella tenebra in cui aspettavo
dal fetore emerger l’urlo agghiacciante.

Rotte le grida sono e roche fatte
le voci fioche! Invocano le strida
tra i fremiti stremanti e nell’invida
tristezza l’irte lacrime ritratte!



(info tecniche: str.1 endecasillabi di 5a / str. 2 endecasillabi a maiore)
Gio R.
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Re: Gio R.

Messaggio da Gio R. »

XII

L’ADDIO


O se tu sola potessi sentirmi
E se, ancora, tenessi io stretto
A me il senno mio e al mio petto
Ansante delle doglie che finirmi

Intendono le fonti tutte astrette
Di vita al mio cuore ottuso e torbido
Per il vacuo dolore che resi orbi
Ha gli occhi e il mio dir che non riflette!

Se tale libertà m’avesse acceso
L’opere già e miglior parole, atteso
Certo non avrei mai il ricurvo (giuro!)

Rilucente sarcofago di chi io
Fui e or ferito a fatica il mio addio
Porger devo ad Amor, pur torvo e oscuro.
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Sara
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Re: Gio R.

Messaggio da Sara »

Mi piacerebbe sapere che fine ha fatto Gio.R. Era molto bello dialogare insieme, per quella sua disponibilità all'ascolto (caratteristica raramente riscontrabile) e per quella sua umiltà sincera priva di finzione.
Spero che il fatto che non frequenti più il sito sia dovuto ad impegni come quello della nascita prospettata.
Nel caso ci leggesse ancora, tuttavia, sappia che ci farebbe piacere averlo tra noi, non necessariamente come poeta.
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