Roque Dalton Garcia

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fabio.crocetta
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Roque Dalton Garcia

Messaggio da fabio.crocetta »

IL PRINCIPE PRONO

Era l'ora dell'ingiuria l’epoca fugace della maledizione
quando mio padre fece con me un'altra prova.

Io ero l'unico suddito rimasto alla sua pazzia
e pure se, ancora allora, era solito schiaffeggiarmi ogni tanto
mi fece l'onore di conferirmi il marchio nero della cenere sulla fronte.

Era notte per la folla senza torce
per il clima propizio e l'odore della selva
ma quella volta eravamo soli e come con il timore di vergognarci
perciò mio padre fu rapido nella consacrazione.

Mi abbandonò prima che potessi lavarmi il viso in sua presenza
con acqua lenta del cenote sacro.

Decisi di non cancellare prima dell'alba il marchio magico
decisi di scoprirlo ai miei occhi guardandomi nell'acqua
sapevo che così calcavo un terreno mortale
ma di più mi affascinava l'ascensione alla sapienza.

Dopo tre giorni mi trovarono morto
circondato da uccelli rapaci morti
mio padre andò a prendere l'acqua al pallido cenote
e mi lavò il viso senza piangere.

(da I testimoni)





IL GRAN FASTIDIO

Paese mio non esisti
sei solo una mia goffa siluetta
una parola che ho creduto al nemico.

Prima pensavo che fossi soltanto molto piccolo
che non arrivavi ad avere insieme
Nord e Sud
però adesso so che non esisti
e per di più sembra che non servi a nessuno
non si sente nessuna madre parlare di te

Questo mi rallegra
purché prova che mi sono inventato un paese
anche se allora sarei da manicomio

Sono quindi un piccolo dio a tue spese

(Voglio dire: se io sono ex-patriato
tu sei ex patria)

(da Osteria e altri luoghi)

:arrow: http://it.wikipedia.org/wiki/Roque_Dalton
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fabio.crocetta
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Re: Roque Dalton Garcia

Messaggio da fabio.crocetta »

AIDA FUCILIAMO LA NOTTE

Aida fuciliamo la notte
e la terribile
miseria collettiva.
Ecco abbiamo le nostre quattro mani
e la mia voce.
Ci sostengono i tuoi occhi
e il tuo delicato
modo di amarmi incessante.
Ci sostiene questo sangue proiettato
fino al corpo del figlio.
Ci sostiene questa atmosfera
questo pane quotidiano
e queste quattro mura
che difendono i baci.
Rompiamo Aida questa tormenta amara.
Si devono costruire fazzoletti con finestre
per asciugare le lacrime dell’uomo.
Si deve condurre il bambino
alla sua musica remota.
Si deve tornare a fabbricare bambole
si deve seminare mais nelle città.
Si devono far esplodere i grattacieli
e fare spazio perché si levi il grano.
Si devono costruire attrezzi da lavoro
con gli autobus urbani.
Aida, fuciliamo la notte
e questa orribile bandiera.
Aida fuciliamo la notte
e i neri cannoni
e le bombe atomiche;
fuciliamo l’odio
e la terribile
miseria collettiva.

(da Diario Latino, 28 gennaio 1956)





COME TE

Io, come te,
amo l’amore, la vita, il dolce incanto
delle cose, il paesaggio
celeste dei giorni di gennaio.

Anche il mio sangue freme
e rido attraverso occhi
che hanno conosciuto il germinare delle lacrime.

Credo che il mondo è bello,
che la poesia è come il pane, di tutti.

E che le mie vene non finiscono in me
ma nel sangue unanime
di coloro che lottano per la vita,
l’amore,
le cose,
il paesaggio e il pane,
la poesia di tutti.

(da Poesie clandestine)






NO, NON SONO SEMPRE STATO COSÍ BRUTTO


Il fatto è che ho una frattura al naso
che mi procurò il tico (*1) Licano con un mattone
perché io dicevo che era rigore netto
e lui che no no e no
mai più in vita mia ridarò le spalle a un calciatore costaricense
padre Achaerandio per poco non moriva dallo spavento
poiché alla fine c’era più sangue che su un altare azteco
e poi ci fu Quique Soler che mi tirò sull’occhio destro
la sassata più precisa che si possa immaginare
certo si trattava di riprodurre la presa di Okinawa
però a me costò la rottura della retina
un mese di immobilità assoluta (a undici anni!)
visita dal dottor Quevedo in Guatemala e dal dottor
Bidford che usava una parrucca rossa
è per questo che a volte storco gli occhi
e all’uscita dal cinema sembro un tossico assonnato
un altro motivo fu una bottigliata di rum
che mi lanciò il marito di María Elena
in realtà io non avevo alcuna cattiva intenzione
ma ogni marito è un mondo
e se pensiamo che mi credeva un diplomatico argentino
bisogna ringraziare Dio
un’altra volta successe a Praga non si è mai scoperto
mi presero a calci quattro delinquenti in un vicolo buio
a due isolati dal Ministero della Difesa
a quattro isolati dagli uffici della Sicurezza
era la vigilia dell’apertura del Congresso del Partito
perciò qualcuno disse che era una dimostrazione contro il Congresso
(all’Ospedale incontrai altri due delegati
che erano usciti dai rispettivi assalti
con più ossa rotte che mai)
un altro ipotizzò che fosse una faccenda della CIA per vendicarsi della
mia fuga dal carcere
altri ancora una dimostrazione di razzismo antilatinoamericano
e alcuni semplicemente l’universale voglia di rubare
il compagno Sóbolev venne a chiedermi
se per caso avevo toccato il culo a qualche signora in compagnia
prima di protestare al Ministero degli Interni
in nome del Partito Sovietico
alla fine non emerse nessuna pista
e bisogna di nuovo ringraziare Dio
per essere rimasto l’offeso fino alla fine
in un’indagine nella terra di Kafka
in ogni caso (e per quello che mi interessa sostenere qui)
i risultati furono
duplice frattura del mascellare inferiore
commozione cerebrale grave
un mese e mezzo di ospedale
altri due mesi a ingoiare liquide perfino le bistecche
e l’ultima volta fu a Cuba
quando scendevo per un pendio sotto la pioggia
con un ferro M-52 tra le mani
ad un certo punto saltò fuori da non so dove un toro
io mi aggrovigliai i polpacci nelle erbacce e iniziai a rotolare
il toro tirò diritto e siccome era un gran minchione
non tornò indietro per infilzarmi
ma ad ogni modo non fu necessario perché
come vi stavo raccontando caddi sopra il ferro
che non seppe far altro che esplodere come una rivoluzione in Africa
rompendomi in tre pezzi l’arco zigomatico
(molto importante per la risoluzione estetica degli zigomi)

Questo spiega almeno in parte il mio problema.

(da Un libro lievemente odioso)



(*1) Costaricense.



:arrow: SULLA POESIA DI ROQUE DALTON
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