Mauroscacco

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mauroscacco
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Mauroscacco

Messaggio da mauroscacco »

- Soltanto dalla voce


L'Artiglio del mostro serra la gola
su occhi prosciugati
cala un funebre sudario
rosso sangue

E' l'insinuante pensiero irriducibile
che misura tra cielo e terra
il segreto della vita e del tempo
che scopre gli orizzonti non visti

Ora solo
il breve sogno notturno
può liberare dalla stretta della ragione
inibitrice
la nostra devastata primavera di uomini















Si bandisce in strada
la fede nel Dio
onnipotente

Una voce urlata al megafono
sentenzia la condanna degli empi

non finisce di spiegare agli uomini
cosa realmente vogliano
cosa realmente
amino


Quale sia

realmente

il corso naturale della vita















Muoiono di droga in silenzio
soldati del dolore
per non concedere al nemico
la gioia perversa di un lamento

Ma è sgominata
disperatamente
la truppa delle tombe senza nome

iscatolata nel marmo
per soffocarne le grida

















Kathakali un idea di teatro

Al margine del tempo reale
prima del sole nuovo

il vecchio artigiano si traveste da dio
suscita lo spazio delle ombre di una vita
precedente

Sera per sera un palcoscenico eterno
le mani muovono immagini

si piegano ad esplorare
i nodi irresoluti

dell'esistenza












Le parole incredule
poi

la fissità ostinata
del silenzio

Poi un silenzio di morte
freddo e greve

per scavare il fondo di uno sguardo
limpido










Se il fuoco fosse eterno non ci sarebbero
terra e natura

Se il mondo fosse infinito bene
non si potrebbe dire
che esistano il male e la morte

se non per il bene di chi
resta

Perchè il male temuto è una favola
per la quale
il fiore della ginestra dolce
per il caprone appare a noi
amaro

Oggi paghiamo in offese e disillusioni
un salvacondotto di vita futura
tra l'umanità rigenerata

Magari potessimo ancora coltivare
testardi e risoluti
questa sputtanata fede da
ingenui











(da Th.Hardy)

Noi eravamo fermi presso un laghetto
in quel giorno d'inverno

e il sole era chiaro
come ammaestrato da dio

e qualche foglia giaceva sulla terra secca
foglie cadute da un frassino e grigie
I tuoi occhi su di me
come occhi che scrutano
un mistero svelato secoli fa

e le nostre parole
per chiedere chi avesse perso di più
con il nostro amore

Il sorriso sulla tua bocca
era la cosa più morta
vivo abbastanza per avere la forza
di morire
e una piega di amarezza lo sfiorava
come uccello del malaugurio

Da quel momento
dure lezioni che l'amore inganna
e uccide con le offese
hanno insegnato a me la tua faccia
e il sole maledetto da dio
e un albero
e un laghetto circondato di foglie grigiastre

















(da Osip Maendelstam)

“Il parlamento democratico ne è testimone simili imprese non muoiono!”
E si accende la pipa e si copre
con una vestaglia

mentre accanto giocano
agli scacchi

Ha cambiato il suo sogno ambizioso
con una capanna

al confine lontano della Siberia
e con una pipa di schiuma stretta
tra le labbra

le labbra che dissero la verità
nel mondo afflitto

Per la prima volta rumoreggiavano le querce germaniche
l'Europa piangeva tra le reti
nere quadrighe si scatenavano
in giochi trionfali

Accadeva che il ponce azzurro
ardesse nei bicchieri
nel cupo strepito del samovar

e l'amica renana sussurrasse appena
l'amica chitarra della libertà

“Ancora tuonano vive voci
per la dolce libertà dei popoli!”

Ma le stelle cieche non vogliono
vittime

è più degna l'uguale fatica
di una vita tranquilla

Tutto si è ingarbugliato

e non c'è nessuno a dire

che a poco a poco raggelando le menti
tutto si è ingarbugliato
ed è dolce ripetere
Russia ,Lete, Lorelei










Viviamo mia Lesbia
ed amiamo

e lo stentato mormorio dei vecchi
sia per noi come il capriccio

di un bimbo


Il sole può levarsi e tramontare
poi tornare a sorgere di nuovo

ma al nostro breve giorno che tramonta
succederà una notte lunghissima

Allora dammi mille baci e ancora cento
ed altri mille, e quindi ancora cento

poi mille insieme, e ancora cento e cento


E quando si conteranno a mille a mille
li serberemo nello scrigno del cuore

perché non li sfiori l'occhio della gente
e si consumi per noi soli goccia a goccia
il ribollente oceano dei baci










Ho cresciuto i figli dell'assenza
fiori opachi ombre specchiate

della vita
Anche tu mi sei nata,la sua figura il suo sguardo e
mi capisci!
Ti ho creata come una visione
come un sogno segreto che stordisce e
placa

Ma insieme a te
evocata con mani di carne

potrei dividere non pace ed oblio
solo uno stesso boccone
amaro

























Amica


Tu non devi angustiarti
se tutto intorno a Noi sembra essere
in pericolo

a Te che ascolti la mia voce io dirò
ciò che da sempre i miei occhi
hanno visto

Su un sentiero di montagna
hanno visto salire un uomo dal passo lento
insieme ad un vecchio cavallo
dalla stanca testa reclinata

Hanno visto salire un filo di fumo
placidamente dalla gramigna
e tutto questo non cambierà mai
sebbene anche gli Dei siano stati dimenticati

No
Tu non devi angustiarti
a Te sola rivelerò
che da sempre i miei occhi hanno visto
in un giardino di primavera una fanciulla ridere
di un eterno sorriso
un immenso sorriso lasciato come pegno
alla vita che si rinnova

e tutti gli annali della guerra scompariranno nella notte
prima che possa sfiorire
quel sorriso











Se un qualche Dio vendicativo mi chiamasse
dall'alto del cielo e
mi dicesse

Tu creatura sofferente
sappi che il tuo dolore è la mia gioia

che del tuo amore infranto
il mio odio si nutrisce

allora potrei sopportare
imprigionando la mente in una camera oscura
o procurandomi io stesso la morte

sapendo l'inevitabilità di un ira immeritata

In me sarei pacificato dal pensiero
che sia una potenza eterna
a cogliere le lacrime che piango

Ma non così

Come accade che la gioia si estingua
e perché è la luce sempre ad oscurarsi?

Un caso demente fa battaglia
col sole e con la pioggia

ed un tempo ubriacone
estrae per allegria il numero di un lamento

Così questi giudici ciechi
allo stesso modo

tanto potevano cospargere di gioie
il mio cammino
di gioie
come di dolori











Guardo senza vedere
il paese che sfila davanti agli occhi

Forse non al prossimo ponte
saranno vere le nostre speranze
certo alla meta saremo diversi
nel destino

Qui ognuno mi è estraneo
chi traffica ideali da un soldo
o giura sul benessere e il progresso
chi declina per sei giorni il verbo avere
ed il settimo il ringraziare

Non credo in Voi signori
non si può in buona fede
credere

e da Voi non si usa ascoltare

Allora via, via per sempre!

Ora scende la notte
il sole non mi lega più
a questa terra

Ora i sensi ricreati si tendono al buio
sono dentro di me la corda e l'arco

del treno in corsa sono il ferro
e il carbone

Mi inebria e mi nutre
la solitudine

E tu che mi accompagni
in silenzio
con la tenerezza di una madre
Tu che sai per esperienza
senza che io ti spieghi

l'allegria delle partenze
la realtà triste
degli arrivi

Tu Ljuba sei come me cittadina
di questo treno in corsa

del paese che non ci appartiene
e tanto più è nostro

Arriveremo, lo dicono i tuoi occhi
e la speranza sarà più forte
della disillusione

arriveremo
e ci rischiarerà la strada
un treno in corsa












Poesia e dolore
così amore
e morte

Per l'anima sospesa
che non ha voce
un autunno ventoso
solleva caroselli di foglie
impazzite

sono speranza e paura ugualmente
mute

Ottobre, novembre
è volata sull'europa una fragile foglia
con la forma del cuore

Ottobre ,novembre
ora i giornali sanno tutto
del tuo paese

Ottobre, novembre
Ewa, noi saremo più duri
di questo inverno spietato

Ottobre, novembre

poi dicembre...












Certo è difficile
giudicare

ed è più soffocante per noi
di una tronfia tirannia
l'immondezzaio delle parole
dette senza riflettere

Ma nella storia
accade che un sole rovente
illumini a giorno il cielo e la terra

e ci si possa guardare bene in viso
occhi contro occhi

allora perdersi
è meno facile

Io so che oggi in noi manca
quello che c'è di
prezioso

come non è più
il libero sorriso di
una ragazza polacca
dalla pelle bianca e morbida

che traccia nell'aria le figure
di un semplice ballo
antico

Io so che lontano da qui
è quello che davvero
ci appartiene

lontano dove
non si regalano sorrisi
ne' dolcezze

ma una zuppa nera di catrame

lontano dove le donne
si sono fatte dure nella sfida

come uomini

lontano dove esiste una parola

temuta più di tutte

le guerriglie

amata sopra tutte le
ricchezze

solidarietà


Lontano

dove più nulla manca

ed è la luce del giorno
a scandire i mesi

e gli anni











All'ultima serata del festival dei poeti
all'università
vado via presto

Sulla metropolitana la gente di sempre
occhi che non si incontrano

Siede davanti a me una donna
non bella da vedere

E' giovane d'età ma invecchiata
nel corpo
nei capelli ha un vecchio fazzoletto bianco
di seta
una giacca di lana verde indosso
da contadina

Dalla borsa da viaggio mezza aperta
spuntano una bottiglia di plastica di marca francese
un cuscino unto legato
con lo spago

Non posso staccare lo sguardo da lei
da quel volto indurito e
spirituale

Ora muove le braccia
trova nella borsa
un quaderno un pennarello blu

Scrive
scrive senza fermarsi ,con naturalezza
con le grandi mani
da contadina

Io scendo ad una delle ultime fermate
lei non si muove
la testa china

scrive

Passerà la notte alla metropolitana
se un berretto nero non le intimerà di
uscire

sui sedili di plastica dura e la testa poggiata su un lurido
cuscino


la poesia











Fontana di Trevi
nel gruppo di giapponesi a comando
ad offrire lattine di coca come lampade
votive

sono io l'ultimo della fila
perfettamente oh perfettamente
mimetizzato

Eppure eppure
tra i bianchi neri gialli malcomposti
di un fantuzzi a buon mercato

dove lontana dal mondo
la terra dicono per il tramite del cielo
si fa sole ed acqua
io non mi so spiegare
ancora non mi so spiegare

perché a guardare bene l'acqua sembra
nera

ed è una smorfia triste il sorriso stampato tipo
mi vuoi
della giovane francesina

Forse perché io non so
oh
io non so assolutamente pensare

ai giapponesi senza il premio di produzione
agli inglesi senza le malvinas
agli argentini senza le falkland

agli americani senza l'anticomunismo
ai russi senza gli amici miei fuoriusciti di porta
portese
ai polacchi senza sentire il gracchiare della wrona
a un paese straniero oh
senza passaporto e senza
posto di frontiera











Centocinquanta cinquecento mille oggi impariamo a
contare
Millecinquecento duemila
solo mille un incrociatore che poi è come
dire
mille paia di stivali senza cambio(sopra
un incrociatore cosa ca**o vogliono camminare?)
escluso il riciclaggio il cuoio si gonfia
con l'acqua
Solo mille un incrociatore cioè come a dire
mille paia di pantaloni (solo mille pantaloni non
duemila)
mlle giubbetti antiproiettile (c'è parecchia umidità
in giro)
sempre mille elmetti di piombo
al riparo dei colpi di sole e dei colpi di
testa
Fucili mitragliatori ,invece , un po' più di
mille
la fabbrica è fidata però non si può mai
dire
e un uomo senza fucile amen

Pallottole in tutto un milione
cioè come a dire mille volte mille
con quella mira da coscritti melium est
abundare
che vanno però moltiplicate a voler essere
precisi
per mille incrociatori così il totale mille più mille
meno
non è importante non è importante

dovrebbe essere all'incirca mille volte mille volte
mille


Oggi finalmente impariamo

oggi finalmente impariamo a contare

fino ad uno





















Tu non puoi esistere tutto intero
tutto intero tu non puoi
esistere

Perché una oscura maledizione da sempre
trattiene il tuo essere intero
mentre cammina per la strada

e la strada tua si restringe
e la parte più enorme di te
procede solo a forza

sotto il peso insostenibile
di una lenta abitudine

Così ti abituerai a vivere e non avrai
vita

perché farai l'abitudine alla
vita

al sonno di tuo fratello sempre più
agitato
al tuo paese sempre più
rispettabile
ai tuoi amori sempre più
quotidiani
ai tuoi discorsi sempre più
intonati
alle tue domeniche sempre più pie

Per un breve tratto procederai insieme al tuo essere
intero
da un ricordo lontano giungerà fino a te una voce di
giustizia
Per un breve tratto
Perché tu non puoi vivere tutto
intero
tutto intero tu non puoi
vivere

Perché non lo permette la legge maledetta
dell'uomo
inchioderebbero sulla croce il tuo essere intero perché tutto
intero tu saresti


dio






















Per il ritorno in patria di Czeslaw Milosz




Il poeta?
il poeta è sempre un animale da preda (voi come osate chiamarvi
poeta?)
il poeta è sempre un uomo in esilio
quando in patria sono revovati tutti i permessi di
caccia
Il poeta?
In esilio il poeta è sempre un
contadino (voi come osate chiamarvi
poeta?)
che pianta semi sotto la neve

aspetta la buona stagione come il contadino
la fioritura
pazientemente aspetta che maturi il frutto della
coscienza
e ogni volta immancabilmente
il frutto viene raccolto dal poeta
contadino

Il poeta?
C.M.
Poeta contadino animale da preda
che torna a spargere il profumo della foresta
la coscienza del suo popolo ha imparato a riconoscerne
le tracce





























Mi hanno detto “non te la prendere,succede sempre con le donne-Fai come me,la
prossima volta fagliela pagare!”


L'amico parla spavaldamente,ammicca,ha provato
la delusione ora pare che abbia fortuna
con le donne


Eppure...no,a me proprio non va..non son capace di ferire, forse soltanto per
egoismo, perché chi ferisce gli altri uccide a poco a poco sé stesso...


Così ho deciso, la prossima volta non vendicherò l'offesa, solo dirò alla mia
amica “ Amica dimmi, cosa è stato, io ti ho già perdonata ma tu, perché l'hai
fatto, tu perché hai voluto morire? '
http://mauroscacco.weebly.com/
http://leicarolleicontaxfans.mondoforum.com/index.php
Portfolio/movie
http://www.youtube.com/watch?v=OlZIe-LZCqM
(On the sentimental side)
Galvan
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Messaggi: 92
Iscritto il: 30/06/2015, 22:12

Re: Mauroscacco

Messaggio da Galvan »

Usualmente pongo il saluto in coda allo scritto, nel tuo caso li anticipo, dandoti il benvenuto che nessuno ti ha dato, sei anni or sono. Come molti hai lasciato i tuoi fiori e sei andato altrove.
Forse non ritornerai mai più qui a vedere se qualcuno di quei fiori sia stato colto. Ma l’esistenza ha strani percorsi, quindi mai dire mai.

Leggendo le tue poesie provavo la sensazione che mi sfuggisse qualcosa (non riferito al testo) così le ho lette tutte ed alla fine son andato a visionare i link indicati. Scoprendovi un (signor) artista della fotografia e un cinefilo, sì che alla fine i conti son tornati: le tue poesie son scritte dal tuo occhio interiore che inquadra la scena, fa parlare i personaggi attraverso la voce del narratore e ne estrae emozioni e sentimenti… quasi dei raccontometraggi (confido ti piaccia il neologismo coniato per te…) in abito poetico.

Constato che ti aggrada (al par mio) Trenèt ( que reste-t-il de nos amours... la mia preferita è La mer) e ti interessi della storia russa, a causa tua ho scoperto Osip Maendelstam, degna persona.

Delle tue poesie la mia preferita è questa:

Kathakali un’idea di teatro

Al margine del tempo reale
prima del sole nuovo il vecchio artigiano si traveste da dio
suscita lo spazio delle ombre di una vita
precedente

Sera per sera un palcoscenico eterno
le mani muovono immagini

si piegano ad esplorare
i nodi irresoluti

dell'esistenza



Ciao (e buon viaggio)

Galvan
ito nami
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Località: bari
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Re: Mauroscacco poesie

Messaggio da ito nami »

Poesie di grande valore sia tematico che formale.Prer appagarle necessiterebbero almeno un volumetto dedicato.Ma l'intero commento di tutte equivarrebbe ad una biblioteca di Alessandria.
Vedrò ,caro dimenticato amico, di commentarle un po' per volta.Almeno per sdebitarmi e per goderle letterariamente.
A poi,caro Maurosacco
Ito Nami
ito nami
Galvan
Livello: POETA
Messaggi: 92
Iscritto il: 30/06/2015, 22:12

Re: Mauroscacco

Messaggio da Galvan »

O Mauro... son contento che altri t'abbiano notato e concordino con me
nel ritenerti anche un signor poeta (oltre che fotografo).

Chissà che non passi da queste parti... ora che s'è rotto il ghiaccio (nei tuoi confronti).

ciao

Galvan

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